(Il Giornale di Udine) - Chiunque conosca un po’ di storia nazionale sa perfettamente che Trieste è una città speciale. Non per la sua bellezza, che la allinea a quella di tutta l’Italia, ma per il pathos che riesce a trasmettere ad ogni italiano. Per Trento e Trieste gli italiani hanno combattuto e vinto la quarta guerra d’indipendenza, che gli altri hanno chiamato prima guerra mondiale. L’entrata delle truppe italiane il 3 novembre del 1918 ha coronato il sogno risorgimentale, poi interrotto drammaticamente dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale e dalla occupazione titina. Per otto anni nelle scuole e nelle università italiane si scioperò per il ritorno di Trieste alla madrepatria. Era un autunno come quello che stiamo vivendo quello del 1953, dove i giovani triestini diedero inizio ai “moti di Trieste” che, per alcuni storici, furono l’ultima pagina del Risorgimento. Sei giovani italiani persero la vita negli scontri (Addobbati, Paglia, Montano, Zavadil, Manzi e Bassa) e quel sangue fu il prezzo della nuova redenzione della città, che venne insignita della Medaglia d’Oro al Valore Civile.
Oggi, quel patrimonio di Storia, di grandezza civile, di patriottismo, come per incanto ritorna a splendere nella città giuliana e con essa in tutto il Friuli Venezia Giulia, che si ritrova incredibilmente l’avanguardia di un grande movimento nazionale per le libertà.
Venerdì scatterà l’ora x dell’entrata in vigore del Green Pass esteso a tutti i lavoratori. La maggioranza della popolazione ha accettato passivamente l’imposizione, eppure il cuore degli italiani è ancora incerto sulla posizione da prendere.
I partiti, i governatori, l’informazione mainstream, recitano uno spartito già scritto per loro.
Tutto sembrava andare nella direzione auspicata da banchieri e confindustriali. Per i riluttanti era pronta qualche carota (tamponi gratuiti) o il bastone della repressione.
Ma quando tutto sembrava finito, un gruppo di audaci, di coraggiosi, di politicamente scorretti, ha lanciato il suo guanto di sfida: “o il governo revoca il lasciapassare verde per tutti i lavoratori o noi blocchiamo il porto”. Sono i portuali di Trieste e l’Italia che ha ancora sangue nelle vene è tutta con loro.
A Trieste ancora una volta si scrive la Storia d’Italia.
Dott. Stefano Salmè
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