(La Stampa) - La manovra del governo sposta alla domenica più vicina le solennità religiose non previste dal Concordato quando cadono in un giorno feriale. Ma l’arcidiocesi di Napoli si ribella ai dettami dello Stato italiano, di cui pure risulta far parte, dichiarando in una nota di non avere alcuna intenzione di anticipare di ventiquattr’ore il prossimo miracolo di San Gennaro, previsto in calendario per lunedì 19 settembre. La motivazione offerta è inoppugnabile: «Se si tratta di un evento non determinato da mano e da volontà dell’uomo, è evidente che non può essere spostato ad altra data».
A impuntarsi, secondo l’arcidiocesi, sarebbe dunque lo stesso Santo, in questo assai meno malleabile del suo collega milanese Ambrogio, che ha ceduto alle esigenze del debito pubblico senza neppure mandare un sms di protesta alla Cgil. Invece San Gennaro non vuol proprio saperne di liquefare il suo sangue in una mattinata festiva. Neppure l’ipotesi alternativa - compiere il miracolo di lunedì durante la pausa pranzo o alle nove di sera, in pieno «prime time», senza interferire con l’orario lavorativo dei fedeli - pare aver incontrato il gradimento dell’interessato.
Naturalmente nessuno mette in dubbio che l’arcidiocesi di Napoli abbia un collegamento preferenziale con San Gennaro e ne interpreti fedelmente il pensiero. Ma allora ci piacerebbe approfittare della linea diretta per conoscere l’opinione del Santo anche sui 4 miliardi annui di esenzioni fiscali di cui la Chiesa italiana continua a godere persino su residenze e attività estranee al culto. Che sia questo il vero miracolo?
A impuntarsi, secondo l’arcidiocesi, sarebbe dunque lo stesso Santo, in questo assai meno malleabile del suo collega milanese Ambrogio, che ha ceduto alle esigenze del debito pubblico senza neppure mandare un sms di protesta alla Cgil. Invece San Gennaro non vuol proprio saperne di liquefare il suo sangue in una mattinata festiva. Neppure l’ipotesi alternativa - compiere il miracolo di lunedì durante la pausa pranzo o alle nove di sera, in pieno «prime time», senza interferire con l’orario lavorativo dei fedeli - pare aver incontrato il gradimento dell’interessato.
Naturalmente nessuno mette in dubbio che l’arcidiocesi di Napoli abbia un collegamento preferenziale con San Gennaro e ne interpreti fedelmente il pensiero. Ma allora ci piacerebbe approfittare della linea diretta per conoscere l’opinione del Santo anche sui 4 miliardi annui di esenzioni fiscali di cui la Chiesa italiana continua a godere persino su residenze e attività estranee al culto. Che sia questo il vero miracolo?
MASSIMO GRAMELLINI
3 commenti:
Gramellini ti piace sempre un sacco, eh?! :-)
Beh, sì... A parte il fatto che è piemontese ed io ho un debole per i piemontesi, è uno dei pochi modelli positivi in un'epoca in cui questi difettano.
Ciao Adriana, sono felice che tu ogni tanto passi a trovarmi :-))
mi pare che ci sia poco da scherzare.
il messaggio che un tale provvedimento manda suona più o meno in questo modo: l'economia e il PIL è al di sopra di tutto. A ogni sua esigenza tutte le altre, comprese quindi quelle spirituali, devono essere sottomesse e devono cederne il passo. Un messaggio pericoloso, al di la della questione di S. Gennaro o S. Ambrogio.
Esattamente l'opposto di quanto professa, sopratutto in questi anni (vedi Caritas in Veritate e non solo) proprio la Chiesa: che cioè non è dando priorità al materiale che possiamo uscire dalla crisi odierna, che è in primis una crisi di valori.
Mi viene da pensare: meno male che c'è il Concordato sennò qui ci levavano pure Natale, Pasqua e la domenica: Eh già perchè...una volta passato queso messaggio, che cioè il PIL se la comanda, perchè non rinunziare al Natale? Ah... già quello no perchè pure lui a modo suo tira giu un sacco di miliaridi di PIL fra regali relalini e regaluccio cellulari etc.... per quello manco serve il Concordato.
Penso che dobbiamo preparaci a tempi molto duri riguardo la nostra libertà.
Posta un commento