martedì 25 ottobre 2022

GIORGIA MELONI PREMIER: UN'ANALISI

Impietriti. Silenziosi. Più che fermi: immobili. L’Italia si è consegnata alla prima donna della sua storia unitaria - per giunta, a una donna di destra - e questo nelle città emiliane sembra non appartenere alla sfera del possibile. Se ancora esistesse la politica storicamente conosciuta e ricordata tra gli adulti l’ultimo mese sarebbe trascorso nell’analisi della sconfitta e nella ricerca dei suoi non pochi padri. Invece no. Costoro tacciono, dissimulano, parlano d’altro. Nessuno ha avuto non dico il coraggio ma almeno il senso di responsabilità di provare a capire chi, dove, perché l’ormai cosiddetto centrosinistra sia uscito massacrato dalle urne. Sui profili social spesso usati in versione narcisistica appaiono sindaci che inaugurano un angolo di cortile o, al massimo della profondità, si ergono a difensori di temi e interessi cui in verità nessuno li ha chiamati.

Se esistesse ancora quell’ethos repubblicano che insegnò a generazioni forgiate da dittatura e guerra il valore supremo della libertà e della democrazia le persone (i partiti, quanto mancano) avrebbero già preso le misure alla svolta storica avvenuta. Qui in Emilia - questa Emilia che continua a guardarsi indietro perché ha smesso da tempo di guardare avanti - la destra avanza e mette basi per una vittoria regionale che pure sarebbe storica. Vorremmo assistere a un confronto sincero, non a deprimenti discussioni correntizie. Invece no. La vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana. Guardi un consiglio comunale (Reggio Emilia) e scopri che discutono come assegnare un corpo di guardia da mettere alla leva della propaganda. Come esiste in Cina, dove se anche ti vuoi sposare devi avere il via libera del consiglio di quartiere del Partito. La sala del Tricolore serve ormai solo a celebrare matrimoni: FdI, il primo partito d’Italia, non è rappresentato. Perfino Azione-Italia Viva, che alle politiche sono arrivate al 10%, non hanno alcun consigliere. Come minimo, in altri tempi il quadro politico si sarebbe messo attorno a un tavolo per verificare se per caso dall’elezione di Vecchi qualcosa sia cambiato. Sarebbe il minimo nell’interesse di tutti, perché le incrostazioni al potere, perfino quand’esso si configuri in forma miserabile, sono dannose a ogni latitudine. Il governo Meloni potrebbe indicare la direzione per chiudere definitivamente antichi rancori, nel rispetto della dignità di ciascuno. Per tutto questo servirebbe la politica - una politica capace di altezze e distacchi. Ma non c’è più e se ne sente la mancanza.

Giornalista

lunedì 10 ottobre 2022

SE VUOI FREGARE IL SISTEMA, STUDIA



"Sono figlio di due venditori ambulanti: nessuno nella mia famiglia si era mai laureato, e anche io sono spesso stato a un passo dal mollare tutto. Non è questa gran cosa, forse, ma se adesso mi volto indietro so cos’è che mi ha salvato: studiare. Per cui adesso vorrei dire una cosa a te, che magari hai quindici anni, o venti, e ti sembra che niente serva a niente.

Studia. Non farlo perché ti dicono che devi: fallo per te. Fallo per riuscire a leggere un post e capire davvero quello che dice, ma soprattutto cosa sta cercando di venderti. Fallo per sgamare quando dall’alto di un microfono qualcuno ti sta offrendo una soluzione facile: studiare è anche scoprire quanto siano sempre false, le soluzioni facili.
Studia. Non farlo per diventare ricco: se per ricchezza non intendi la facilità di tradurre in parole i pensieri, e i pensieri in azioni; se per ricchezza non intendi il valore di un verso che ti ispira, la capacità di commuoversi davanti a un dipinto, l’impeto rivoluzionario di chi ha sempre voglia di chiedersi: perché?
Studia. Non farlo per il pezzo di carta: fallo perché studiare ti permette di non abbassare mai la testa davanti ai potenti, di guardarli negli occhi e inchiodarli alle loro responsabilità. Fallo perché nessuno possa mai ridurti a pedina del suo gioco: studiare non è riempire la testa di cose, ma liberarla da chi ti ci vuole mettere i piedi sopra.
Studia: se davvero vuoi fregare il sistema, non c’è altro modo. Studia perché ogni parola che ti rifiuti di conoscere oggi è un calcio in culo in più domani, diceva Lorenzo Milani. E fa anche rima.
Studia perché la sola cosa che impari, non studiando, è la rassegnazione. Il dire sempre di sì. Il pensare “Tanto, cosa vuoi che cambi”.
Studia perché hai qualcosa di prezioso, lì dentro. Tu non lo sai, o forse non ci credi, ma c’è: e studiare è l’unico modo per farla venir fuori.
Studia. Non farlo per far contenti i tuoi: fallo per te. Fallo per imparare a riconoscere la bellezza, quando ce l’hai davanti; per difenderla, quando qualcuno te la vuole portare via. Fallo perché è l’unico modo per far sì che ce ne sia ancora: là fuori, e soprattutto dentro di te".
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Cultura Libera, ApertaMente
Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it.
Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore. Il suo romanzo d’esordio, "Eppure cadiamo felici", in corso di traduzione in tutta Europa, è stato il libro rivelazione del 2017 e ha vinto il Premio internazionale Città di Como come migliore opera prima e il Premio cultura mediterranea.Con Garzanti ha pubblicato anche "Tutta la vita che vuoi" (2018), "Più forte di ogni addio" (2019), "Dormi stanotte sul mio cuore" (2020) e il libro illustrato "Basta un attimo per tornare bambini" (2019).
(Isabella)

martedì 4 ottobre 2022

IL MIO UNICO DOVERE E' PERSEGUIRE IL MIO PROGETTO DI VITA



Ho liberato i miei genitori dalla sensazione di avere fallito con me.

Ho liberato i miei figli dal bisogno di rendermi orgogliosa; che possano scrivere e percorrere le loro proprie vie secondo i loro cuori, che sussurrano tutto il tempo alle loro orecchie.

Ho liberato il mio uomo dall'obbligo di completarmi.
Non mi manca niente, imparo per tutto il tempo, insieme a tutti gli esseri. Mi piacciano o non mi piacciano.
Ringrazio i miei nonni e antenati che si sono riuniti affinché oggi io respiri la Vita.
Li libero dai fallimenti del passato e dai desideri che non hanno portato a compimento, consapevole che hanno fatto del loro meglio per risolvere le loro situazioni all'interno della coscienza di quell’istante. Li onoro, li amo e li riconosco innocenti.
Io mi denudo davanti a tutti gli occhi, che sanno che non nascondo né devo nulla oltre ad essere fedele a me stessa e alla mia stessa esistenza, e che camminando con la saggezza del cuore, sono consapevole che il mio unico dovere è perseguire il mio progetto di vita, libera da legami invisibili e visibili che possono turbare la mia pace e felicità. Queste sono le mie uniche responsabilità.
Rinuncio al ruolo di salvatrice, di essere colei che unisce o soddisfa le aspettative degli altri.
Imparando attraverso, e soltanto attraverso l’amore, benedico la mia essenza e il mio modo di esprimerla, anche se qualcuno potrebbe non capirmi.
Capisco me stessa, perché solo io ho vissuto e sperimentato la mia storia; perché mi conosco, so chi sono, quello che sento, quello che faccio e perché lo faccio.
Mi rispetto e approvo.
Io onoro la divinità in me e in te, siamo liberi.

Antica Benedizione dedicata alla Dea IxChel

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