Secondo un esimio professore di una Università meridionale, il feudalesimo nel Sud Italia non è mai finito. E forse ha ragione...
Conversazioni reali ascoltate in treno, lungo lo stivale.
Il primo. Un carrozziere del napoletano, tra pochi anni in pensione. Si è trasferito da alcuni anni nelle Marche dopo aver lavorato per venti anni autonomamente. Ora è vedovo e perennemente ad elemosinare l'affetto dei figli, tutti sposati. Mostra la sua busta paga, parla compiaciuto che la situazione contributiva è in regola e che sul luogo di lavoro è apprezzato e stimato perché serio e lavoratore. Sta faticando duro per arrivare alla pensione. Ma a Napoli non aveva prospettive...
La seconda. Una copywrighter per conto delle aziende. "Sono anni che schiatto in corpo. Quando si lavora in una piccola azienda del Sud, i capi ti fanno pesare mille volte la tua inferiorità". E' stata cinque anni a nero, adesso c'è una causa in corso per cui lei spiffererà tutto ai tribunali, il capo finirà nei guai. "Alla fine sono sempre tornata per bisogno", ammette. Il capo le ha fatto sfornare migliaia di pezzi, "badano alla quantità e non alla qualità, tanto non li legge nessuno". Ed i suoi colleghi tutti a fare lunghe pause caffè, perché abituati a scopiazzare qua e là. E centinaia di ragazzine con la terza media pescate dal rione Sanità, tenute lì per dieci anni a 178 euro al mese.
La speranza: sposare il suo fidanzato settentrionale e traferirsi per sempre su...
La terza. Una neoimpiegata di banca. "Al Sud c'è proprio questa mentalità per cui il capo è il capo, devi sempre abbassarti e se alzi la testa lui ti dice: "Vattene pure, tanto per te che te ne vai ne trovo altre cento che bussano alla porta".
"Mi feci il concorso in banca (una grande città del Nord, Ndr), non dissi niente a nessuno. Mi presi le ferie e sostenni il concorso. Lo vinsi. Quando tornai giù dissi al capo: "Allora mi regolarizzi o no?". Erano anni che mi faceva contratti a tempo determinato... "Eh, ma te lo devo dire adesso?". "Sì, adesso". "Ma dai che ci sta tempo, fai passare questo mese e poi vediamo...". "Non vediamo proprio niente, perché io me ne vado, do le dimissioni"". Il capo rimase basito ed ha rimpiazzato la dinamica impiegata con l'incapace figlia (a cui l'impiegata ha trasferito le proprie conoscenze). La ditta familiare si occupa di importazione di continers. Ma pare che adesso più nessuno parli l'inglese lì. La signora continua: "Lavorare con una ditta familiare del Sud Italia è una cosa che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Sfruttano il bisogno della gente, e non capiscono che se la produttività dell'impiegato aumenta c'è a fronte un aumento del fatturato per tutta l'azienda. Il sistema funziona proprio così. Fino a quando non cambierà la mentalità sarà sempre così".
Buon Natale