giovedì 4 gennaio 2024

AIELLO DEL PRIULI, LA "PICCOLA VIENNA" CHE SI RISVEGLIO' ITALIANA

PAOLO MEDEOSSI

Messaggero Veneto

UDINE. La “Piccola Vienna” andò a dormire austriaca e si svegliò italiana. Tutto accadde in una notte, così finirono quattro secoli di dominio asburgico su un’ampia parte di Friuli (chiamato appunto imperiale) le cui vicende sono poco conosciute.

Solamente adesso, un secolo dopo, si alza il velo attraverso ricerche storiche, diari e memoriali che rispuntano dalle soffitte e che intelligenti editori e istituti culturali stampano.

Al centro di tutto c’era appunto Aiello, detta la “Piccola Vienna”, per l’eleganza delle ville, per la vezzosità del paesaggio e per il rango acquisito come primo avamposto austriaco dopo il confine, visto che l’Italia cominciava a Palmanova.

Le zone di confine traevano vantaggi da traffici e commerci e anche dalla necessità di presentare un biglietto da visita d’effetto a chi veniva dall’'estero. Aiello fu questo fino a quel 24 maggio 1915 quando il mondo si capovolse nel giro di poche ore.

Allora le notizie viaggiavano lentamente, ma nell’aria c’era la sensazione d’un tragico imminente ribaltone. Fu una notte agitata, la gente era preoccupata. Alle 5 e mezza si sentirono due formidabili scoppi, erano i ponti del Torre e dell’Isonzo fatti saltare dagli austriaci che avevano preparato un piano astuto.

Entrata in guerra l’Italia, le sue truppe trovarono terreno facile da Aiello in poi, fino ai rilievi carsici sopra Monfalcone dove erano state preparate le vere difese e dove il conflitto si impantanò in un devastante confronto che durò per due anni e mezzo obbligando un milione di ragazzi, dall’una e dall’altra parte, a scannarsi in quei pochi chilometri quadrati brulli e ostici, pagando costi immani.

Sul Carso, durante le undici battaglie dell’Isonzo, perse la vita mezzo milione di uomini tra ufficiali e soldati, età media 24-25 anni. Una folle carneficina che non può essere dimenticata oppure ingabbiata dentro celebrazioni retoriche o rievocazioni militaresche.

Gli slanci, le disillusioni, le sofferenze vanno raccontati, in particolare nel caso di questa gente sul confine che affrontò prove allucinanti, sballottata sotto l’uno o l’altro padrone, in una incertezza totale sul proprio destino.

Piccoli personaggi alle dipendenze di capi potenti che passavano sulle loro auto, fra nuvole di polvere, e ai quali il terribile “gioco” della guerra era sfuggito di mano.


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