mercoledì 22 maggio 2013

DUECENTO ANNI DALLA NASCITA DI WAGNER

Il giorno 22 maggio 1813, 200 anni or sono, nasceva Richard Wagner, compositore tedesco. Limitare l'azione e l'operato di Wagner alla sola sfera musicale è fare un torto al suo immenso genio: la sua azione innovatrice non si lega solamente alla musica strettamente intesa, ma all'idea e concezione del teatro "tout court". La carriera di questo gigante della storia della musica comincia in modo un po' travagliato, così come sarà estremamente travagliata e avventurosa la sua vita. Non a caso la lettura delle memorie autobiografiche "La mia vita", rappresenta un'esperienza veramente emozionante. (Il Giornale del Ticino).

martedì 21 maggio 2013

SALONE DEL LIBRO 2013, SUCCESSO SENZA PRECEDENTI

Se accanto alla Biblioteca hai un giardino, allora non ti mancherà nulla (Cicerone)
 
La Stampa annuncia con toni trionfalistici: 329.860 i visitatori, una crescita media delle vendite del 20%, 70 mila gli spettatori agli eventi, 2.889 i rappresentanti della stampa: sono alcuni dei numeri da record registrati da questa edizione del Salone, in controtendenza con la crisi del periodo.

Pienone agli incontri letterari, ottimo successo di vendite, i nuovi media che sbancano. Bene. In un periodo in cui i comici fanno i politici ed i politici e comici, la gente riscopre il valore della cultura. La gente pensa, laddove certa tele negli anni passati ha annacquato i cervelli, tra canzoni stonate e Grandi Fratelli.
'People have the power' dice la celeberrima canzone di Patti Smith.
Oggi il Salone lo ha dimostrato. 

5 ERRORI SUL DIGITALE

(Estratto da La Stampa) -1. «Internet è piena di spazzatura»  

Questa formulazione è un vecchissimo argomento attribuibile in parte a Umberto Eco. Ma ognuno di noi lo osserva e lo formula in diversi modi, chi guardando alla timeline di Facebook, chi perdendosi nei meandri del web, chi magari vedendo circolare notizie non verificate  su Twitter.  
In realtà è un argomento che definisce il problema in maniera sbagliata. Internet ha cambiato il modo in cui funziona la nostra cultura. Prima selezionavamo i contenuti da pubblicare. Oggi che i costi di pubblicazione tendono a zero, selezioniamo i contenuti disponibili. La funzione di filtro si è spostata su ciascuno di noi e tutti dobbiamo acquisire le competenze necessarie per imparare a trovare quel che ci serve. 
Quindi l'impostazione corretta è questa: «se troviamo troppa roba che non ci interessa, probabilmente abbiamo impostato dei filtri sbagliati o non usiamo gli strumenti giusti».  

2. «C'è troppa gente ignorante che parla»   

Anche qui, il digitale rovescia la prospettiva della vecchia cultura analogica e solletica le posizioni elitarie di chi è abituato alle torri d'avorio. Internet fa facilmente il lavoro di tutti gli  altri media, distribuendo contenuti nelle diverse forme (testo, audio, video).  Ma fa anche un lavoro che gli altri media non hanno mai fatto: costruisce relazioni. 
E distribuisce, oltre ai contenuti cui ci aveva abituato il mondo tradizionale, anche  contenuti relazionali. Quindi siamo di nuovo di fronte a una responsabilità di mediazione che torna sul singolo individuo, che deve educarsi a gestirla e comprenderla.  
Tra l'altro il meccanismo è potente: anche per gente con un livello culturale più basso di quello che credi sia il tuo, è importante il continuo scambio, il  confronto, l'esposizione alla diversità. E la relazione con gli altri.  
Quindi potremmo parafrasare l'impostazione di prima, utilizzando una formulazione che circola da anni: «se non trovi gli stimoli che ti servono, non è colpa dei social network: probabilmente stai seguendo tu le persone sbagliate o stai seguendo gente che non parla con te». 
E che non per questo non ha diritto di parlare.  

3. «La rete è troppo litigiosa»   

Questa è diventata molto di moda negli ultimi tempi, quando le interferenze tra web e politica hanno cominciato ad apparire evidenti. O, ad esempio, nel caso di Mentana che abbandona Twitter.  
Il punto, al solito, è che di nuovo bisogna rovesciare la prospettiva. Proprio commentando il caso di Mentana, tempo fa, osservavo che se il direttore del Tg7 potesse ascoltare i commenti dei suoi telespettatori probabilmente non lascerebbe per questo la televisione. Internet non fa altro che rendere «pubbliche» le opinioni che la realtà analogica confinava ai salotti o ai bar. 
È chiaro che questo «canale pubblico» modifica gli equilibri e ci impone -una volta di più- di doverci educare a vivere in un mondo diverso. Ma dopo tanti anni di digitale ormai, c'è abbastanza esperienza per capire come usare i social media. Essendo -ad esempio- molto positivi e rispettosi della sensibilità altrui. E ricordando sempre che quando si scrive qualcosa in rete si sta scrivendo a un pubblico potenzialmente indiscriminato. Che -tra l'altro- può risponderti. 
Quindi, banalizzando molto, se comunichi a calci negli stinchi, probabilmente ti senti figo, ma inneschi una rissa. Se rispetti gli altri, è facile che ne consegua una discussione molto più morbida e proficua. Per tutto il resto, non è Internet: è la gente. La stessa che incontri per strada.  

4. «Sono tecnicaglie virtuali, la realtà è un'altra»   

Qui ci torna utile una bellissima intervista a Nathan Jurgenson che ieri circolava -giustamente- molto. Ci sono un paio di passaggi illuminanti. Il primo racconta come la nostra umanità sia «potenziata» dai social network. «Quello che ne deriva», spiega Jurgenson, «è che l’impatto principale dei social media nella nostra identità avviene spesso lontano dallo schermo». 
E poi, nel secondo, smaschera una propensione allo snobismo molto diffusa: «Facciamo finta che le persone più connesse digitalmente siano meno umane per dipingere la nostra distanza come prova d’integrità. Le ricerche hanno invece dimostrato che le persone più connesse sono anche quelle che comunicano di più faccia a faccia. L’esperimento di Miller ha avuto così tanto seguito perché in molti credono al mito secondo cui abbiamo smesso di comunicare di persona. La verità è che lo facciamo più di prima». 
Ma l'intervista merita di essere letta tutta: Né online Nè offline.  

5. «La nostra cultura sta andando verso il degrado»  

Questa assomiglia molto ai treni che arrivavano sempre in orario. È vero, oggi chiunque può fare il giornalista anche solo aprendo un blog, o pubblicare un libro e distribuirlo in tutto il mondo senza l'avallo di un editore.  
Quello che sta succedendo, messo in forma corretta, è che la cultura umana continua il suo percorso verso un accesso più facile e veloce alla conoscenza. È già accaduto molte altre volte nella Storia. E ancora una volta siamo noi a doverci adeguare, a imparare a navigare nelle nuove regole di una cultura che funziona in modo diverso.

GIUSEPPE GRANIERI

mercoledì 15 maggio 2013

LA SUORA CHE BACIO' ELVIS PRESLEY

Divenne famosa per avere scambiato un audacissimo (per l'epoca) bacio con Elvis Presley sul set del film 'Loving You' (1957). Ora è una suora di clausura ed ha 73, ed i riflettori sono ancora una volta puntati su di lei. Dolores Hart è infatti oggi alla guida di un convento di clausura di Bethlehem in Connecticut e si trova a dover combattere per mantenere un tetto sulla testa per lei e per altre 40 sorelle. Il convento ha bisogno infatti di oltre quattro milioni di dollari per mettersi in regola con le norme di sicurezza ed evitare la chiusura.
Dolores Heart fu considerata la nuova Grace Kelly dei suoi tempi, fino al 1961, anno in cui si recò a Roma per girare un film su San Francesco d'Assisi ed incontrò papa Giovanni XXIII. Invitata con il resto del cast presso la Santa Sede si presentò al Pontefice, dicendo: «Sono Dolores Hart, l'attrice che interpreta Chiara», e il Papa le rispose: «No, tu sei Chiara».




 

domenica 12 maggio 2013

ANDARE A PIEDI

Camminare è sicuramente una delle azioni più comuni delle nostre vite. Ma Frédéric Gros ci fa riscoprire la bellezza e la profondità di questo semplice gesto e il senso di libertà, di crescita interiore e di scoperta che esso può riuscire a suscitare in ciascuno di noi. Attraverso la riflessione e il racconto magistrale delle vite di grandi camminatori del passato - da Nietzsche a Rousseau, da Proust a Gandhi che in questo modo hanno costruito e perfezionato i propri pensieri - Andare a piedi propone un percorso ricco di curiosità, capace di far pensare e appassionare. Nella visione limpida ed entusiasta di Gros, camminare in città, in un viaggio, in pellegrinaggio o durante un'escursione, diventa un'esperienza universale che ci restituisce alla dimensione del tempo e ci consente di guardare dentro noi stessi. Perché camminare non è uno sport, ma l'opportunità di tornare a godere dell'intensità del cielo e della forza del paesaggio.

SUMMERTIME - LANA DEL REY


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