martedì 15 marzo 2022

DRAGHI E E LE EMERGENZE CONTINUE

(Da un'intervista allo storico Luigi Marco Bassani) - Mario Draghi è un altissimo burocrate internazionale. Il suo enorme prestigio (in patria, la guerra ha fatto toccare con mano che all'estero il suo carisma è vaporizzato) deriva proprio dall'aver avuto un ruolo da protagonista nelle organizzazioni internazionali. In fondo è stato il segreto di una politica italiana di rarissima insipienza, che dopo aver servito l'ONU ha avuto una certa popolarità in patria: Laura Boldrini. Gli italiani adorano le istituzioni internazionali, sono sempre stati molto complessati ed esterofili: sanno di avere eccellenze culinarie e della moda (a tratti anche calcistiche), ma di essere agli ultimi posti in tutte le classifiche mondiali su tutto il resto. Quindi quando un italiano (Mario Monti, Laura Boldrini, Mario Draghi) si fa strada in un ambiente internazionale i suoi concittadini incominciano ad osannarlo. A mio avviso, il suo governo è il peggiore della storia non repubblicana, ma dall'unità. Ha varato un sistema che non ha nulla di sanitario in senso stretto (altrimenti sarebbe stato adottato anche in altri Paesi colpiti dal COVID), ma è essenzialmente quello dei crediti sociali del Partito Comunista Cinese. Il governo decide cosa devono fare i cittadini-sudditi e chi non si conforma diventa un paria della società. L'articolo 3 della Costituzione, quello che stabilirebbe l'assoluta uguaglianza fra tutti i cittadini, è stato frantumato a colpi di decreti negli ultimi due anni, ma dalla scorsa estate si è assistito a un imbarbarimento del linguaggio politico che non ha paragoni nella storia italiana (anzi li ha, ma non si possono fare). E il tutto è accaduto con il consenso unanime delle forze politiche. Le ragioni costituzionali e della libertà personale non hanno avuto alcun rilievo di fronte a un'emergenza sanitaria rappresentata da un virus che uccideva in media ottantenni con almeno tre gravi comorbidità. Il premier Draghi ha detto apertamente a chi non si era vaccinato che non faceva parte della nostra società, arrogandosi il diritto di stabilire il perimetro sociale e chi ne stava dentro: un potere che la Costituzione non ritiene neanche immaginabile. Questo vischioso sistema di controllo sociale e crediti è quanto di meno liberale si possa immaginare, ma soprattutto risulterà difficilissimo da smantellare: esiste infatti una burocrazia che ormai vive di lasciapassare e codici. I governi amano le emergenze e le crisi, proprio come le imprese i periodi di crescita e benessere, e non è un caso che Mario Draghi ne abbia immediatamente dichiarata un'altra fino al dicembre 2022, giustificata, si fa per dire, dall'attacco di Putin alla Ucraina. La sensazione è che ormai tutto diventerà ordinariamente emergenziale. Oltretutto, non si vede quale strumento possa esistere per contestare lo stato di emergenza, a fronte di maggioranze politiche così ampie e servili. In breve, l'Italia è sprofondata in un vero inferno politico e sociale, che in 24 mesi ha portato dagli arresti domiciliari generalizzati, alla creazione di una incontestabile 'scienza di Stato', che ha sostenuto tutto e il contrario di tutto. Come in ogni regime totalitario sono stati individuati i nemici del popolo, prima i corridori solitari nei campi, poi i non mascherinati e infine i più ributtanti di tutti, i non vaccinati. È stato seminato da ogni pulpito un odio che non ha lasciato spazio né all'umana pietà, né al ragionamento pacato. Le ferite non saranno facili da rimarginare.

sabato 12 marzo 2022

TERESA MATTEI

 (Montecitorio)


#12marzo 2013 - muore Teresa Mattei, la più giovane deputata eletta alla #Costituente.
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Molto attiva nella guerra di Liberazione, già nel 1938, a 17 anni, viene espulsa dal liceo che frequentava e da tutti gli istituti italiani, per avere espresso apertamente il proprio dissenso a un professore che propagandava la legislazione razziale.
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In dissenso con la linea togliattiana, rifiuta la candidatura alle elezioni del 1948 ed è successivamente espulsa dal Pci.
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Alla Costituente, dove è Segretaria dell'Ufficio di presidenza, dà un apporto determinante alla scrittura dell’art. 3 e al concetto di uguaglianza sostanziale. In un intervento in Aula, declina questo principio in relazione al ruolo della donna:
“Se la Repubblica vuole che più agevolmente e prestamente queste donne collaborino - nella pienezza delle proprie facoltà e nel completo sviluppo delle proprie possibilità - alla costruzione di una società nuova e più giusta, è suo compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto, perché molto ancora avranno da lottare per rimuovere e superare gli ostacoli creati dal costume, dalla tradizione, dalla mentalità corrente del nostro Paese (…)
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Aiutateci tutti a sciogliere veramente e completamente tutti i legami che ancora avvincono le mani delle nostre donne e avrete nuove braccia, liberamente operose per la ricostruzione d'Italia, per la sicura edificazione della Repubblica italiana dei lavoratori”.

UCRAINA


L'altro giorno il prof. Orsini - che nell'Occidente libero sta rischiando di rimanere per strada per aver ricordato fatti ed espresso motivate valutazioni - ha ricordato incidentalmente che l'anno scorso la Nato ha fatto tre gigantesche manovre militari in Ucraina. 

(Informazione nostrana sul tema non pervenuta). 

Ma non essendo l'Ucraina ufficialmente nella Nato di cosa si sarebbero mai dovuti preoccupare i russi? 

Dopo tutto l'adesione alla Nato è stata sì inserita dal 2019 nella Costituzione ucraina, ma senza una data.

E la Nato - dopo essersi continuamente allargata ad Est dal 1999, contravvenendo alla parola data -  aveva offerto l'ingresso a Ucraina (e Georgia) sin dal 2008, ma senza definire il momento dell'ingresso. 

Dunque perché preoccuparsi anzitempo? 

Era più saggio che Putin aspettasse la firma ufficiale del trattato di adesione, così la guerra del Donbass o qualunque altra tensione confinaria sarebbe diventata automaticamente un casus belli da Terza Guerra Mondiale tra Nato e Russia.

Ora, la verità trasparente a chiunque non si sia bevuto il cervello è che questo conflitto è stato pervicacemente voluto, provocato e sollecitato dagli amministratori delegati della Nato, cioè dagli USA, che da esso avevano e hanno tutto da guadagnare sul piano economico e strategico, quale che ne sia l'esito.

La colpa di Putin è di aver abboccato, o meglio, di aver visto il bluff con caratteristica spregiudicatezza, il che implicava accettare costi umani ed economici immediati, ma prevedibili, invece di temporeggiare oltre, rinviando quei costi verso un futuro in cui sarebbero potuti essere insostenibili.

Non c'è dubbio che Putin sia uno col pelo sullo stomaco. E d'altro canto se fosse stato diverso non sarebbe durato un mese come successore di Eltsin, in una Russia che era divenuta il regno di mafiosi e oligarchi beneficiati dalla famiglia Eltsin. E' uno che, con metodi autoritari, ha rimesso in piedi un paese morente e ha implementato un relativo grado di rispetto delle leggi, e anche un grado di libertà personale maggiore che in passato.

Mentre la parabola storica della Russia è crescente sul piano sociale, economico e persino democratico (pur essendo assai lontani da una democrazia decente), la parabola storica dell'Occidente en bloc è quella di una pluridecennale contrazione sociale, economica e soprattutto democratica, con una costante riduzione della rappresentatività della politica e degli spazi di agibilità della libera espressione.

E come accade sempre nelle situazioni di grave crisi, in Occidente ci preoccupiamo costantemente di spostare lo sguardo pubblico fuori di noi, dipingendo il nemico (Venezuela, Corea del Nord, Cina, Iran, ecc.) con i colori più tetri, in modo da far sospirare di sollievo le proprie cittadinanze ("per fortuna non siamo così!"), distogliendo l'attenzione dalla devastante e perdurante crisi interna.

In questo contesto si staglia per incapacità e autolesionismo l'Unione Europea, che, fallimento dopo fallimento, dalla crisi subprime a oggi, sta preparando per le proprie popolazioni un futuro di miseria e irreggimentazione.

 

Andrea Zhok

 

LA DIFFERENZA TRA AMATRICE E L'UCRAINA

 (Sabrina, da Twitter)


No, non è in Ucraina, nè Siria, nè Iraq nè Afghanistan...

è Amatrice in Italia.
Il governo italiano stanzierà 110mln di euro per finanziare l'attuale guerra in Ucraina, ma non muove un dito per ricostruire le case di questa povera gente che vive ancora dentro delle baracche. Vergogna

TUTTO CIO' E' EMBLEMA DI UN'EPOCA SENZA LUCE

Prima il lockdown e le strade deserte. Adesso la crisi energetica e i monumenti al buio. L'austerity. Inizio a credere che quelli accusati di sostentere "teorie del complotto" abbiano ragione: quelle della pandemia erano esercitazioni per arrivare al punto in cui siamo adesso. Il sindaco di Roma sta per firmare un'ordinanza che prevede di spegnere le luci sui monumenti storici della città. Dopo la paura, ancora la paura, con, in più, la tristezza e l'angoscia. Ecco i piani diabolici dell'élite mondialista. Ci vogliono spaventati e soli, privi anche dei mezzi di sussistenza, per sbranarci come gli pare, per fare posto alla loro fame di risorse che, essendo oggi in tanti sul pianeta Terra, non sono più sufficienti per tutti. Devono silenziare i dissidenti, ripetere all'infinito i messaggi di una propaganda che sfianca, ed infine spegnere la luce. Devono devastarci nella psiche e nel cuore. Quella luce che si spegne sui monumenti per risparmiare non è altro che la miseria spirituale di un'epoca senza luce interiore prima che tutto questo accadesse. Chissà: magari questa "civiltà", come la intendiamo oggi, non ha veramente più senso di esistere.



mercoledì 2 marzo 2022

LA CONDANNA DEL DISSENSO E LA MORTE DEL PENSIERO CRITICO

(Claudia De Luca) - E' iniziato tutto dal #politicallycorrect. Poi è stata la volta dell'identità di genere. Chiunque osasse constatare che esistono "uomini e donne" veniva additato come retrogrado e omofobo.


Poi siamo passati alla #CancelCulture per cui tutti i personaggi del passato non allineati alle istanze liberal di oggi dovevano essere cancellati dalla storia.
Inutile parlare di politica: tutto ciò che è a destra è semplicemente innominabile. O sei di sinistra o sei peggio di un verme da schiacciare.
Con il Covid sono arrivati i #Novax, rei di aver messo in dubbio la gestione della pandemia e l'effettiva sicurezza ed efficacia dei vaccini. Tutti trogloditi antiscienza da sterminare nei forni crematori, perchè solo i #vaccinazisti sono buoni e giusti e solo loro hanno la verità infusa.
Oggi siamo da capo: Putin è diventato l'incarnazione del male perchè ha invaso l'Ucraina. Ovviamente la guerra è sempre da condannare ma sembra che a nessuno importi di capire le ragioni che hanno portato a questo passo.
Gente che fino a una settimana fa non aveva mai sentito nominare il Donbass o Zelensky oggi si sveglia analista geopolitico e si schiera acriticamente dalla parte di Kiev solo perchè la propaganda globalista ha detto in TV che è giusto così.
Certo, ci vogliono tempo e impegno per informarsi, valutare e formarsi un'opinione personale. Ed è più comodo aderire al pensiero dominante perchè chiunque provi a dissentire viene censurato, isolato ed estromesso dalla società.
Difficile pensare che non ci sia una regia dietro questa volontà di cancellare in tutto il mondo e in ogni ambito della società, qualsiasi dubbio, qualsiasi voce critica o la semplice idea che occorra essere informati prima di prendere posizione. C'è un attacco costante e organizzato alla libertà di pensiero e di opinione. Una caccia alle streghe verso chi non è allineato. L'obiettivo è l'omologazione per eliminare il dissenso.
Ci vogliono lobotomizzati, stupidi e obbedienti, tutti sintonizzati sulla stessa frequenza, adepti incondizionati del #PensieroUnico. Soldatini ordinatamente in fila pronti a dire di si senza discutere e senza disturbare le manovre del burattinaio di turno.
Che, come sappiamo, fa tutto tranne i nostri interessi.

IL GUFO: SIMBOLO DELLA FILOSOFIA

Tradotto in italiano da La Chouette : symbole de la philosophie - PhiloTR (cegeptr.qc.ca)

PIERRE LEMAY


L'ornitologia
 ci dice che il gufo è il nome generale dato agli uccelli rapaci notturni (famiglia strigidi) le cui teste, a differenza dei gufi, sono prive di garzette. 
Questo uccello ha una testa arrotondata, grande e piatta, che ruota di 270°. I suoi occhi sono notevoli per la loro enorme pupilla; il suo udito è molto fine. Dotato di una caratteristica testa e di uno sguardo fisso, il gufo evoca per la sua silenziosa quiete saggezza, per i suoi costumi notturni e la sua calma solitudine (quella del misantropo), per il suo inquietante grido di cattivi presagi.

Secondo la numismatica, il gufo, un uccello dedicato ad Atena, divenne il simbolo di Atene. Il nome dei gufi è stato dato alle monete ateniesi, in particolare la tetedrachm, dalla fine del SESTO al 1 ° secolo aC. J.-C., perché il gufo di solito appariva sul retro delle monete. Nella tradizione occidentale, il gufo, e precisamente, secondo le immagini, il gufo gufo, era l'uccello attribuito dai Greci alla dea Atena e poi dai Romani a Minerva, da cui il suo nome, in francese, di uccello di MinervaSolitario, silenzioso, con lo sguardo fisso che penetra l'oscurità, questo gufo simboleggia la conoscenza.

I gufi erano numerosi intorno all'Acropoli, e l'epiteto omerico glaukôpis potrebbe anche significare "con gli occhi luminosi" o "con la faccia di un gufo". Questo uccello divenne così il simbolo della città di Atene, le cui monete recavano sulla destra una testa di Atena, e sul rovescio un gufo. Il famoso decadrachm di Atene, che commemora la vittoria di Maratona nel 490 aC. J.-C., o quello di Salamina, nel 480, ha per tipo un gufo con le ali spiegate. Il tipo di gufo si diffuse soprattutto sui tetradracmi colpiti fin dai tempi di Pisistrates, nel 561. I gufi si sono diffusi in tutto il bacino dell'Egeo sin dalla formazione della Lega Attico-Deliana, che stabilì la supremazia di Atene, nel 478. 

Simbolicamente, il gufo, un uccello notturno in relazione alla luna, non può sopportare la luce del sole, e si oppone quindi in questo all'aquila, che lo riceve con gli occhi aperti. Il filosofo francese René Guénon (1886-1951) osserva che si potrebbe vedere qui il simbolo della conoscenza razionale – percezione della luce (lunare) mediante riflessione – opposta alla conoscenza intuitiva – percezione diretta della luce (solare), che è forse anche il motivo per cui è tradizionalmente un attributo degli indovini: simboleggia il loro dono di chiaroveggenza, ma attraverso i segni che interpretano.

Nella mitologia grecaAtena, figlia di Zeus e Meticcio, è la dea della saggezza. La sua attribuzione è l'intelligenza e il suo animale simbolico è il gufo, considerato un animale profetico. In una famosa immagine, il filosofo tedesco Friedrich Hegel (1770-1831) fa di questo uccello il simbolo della filosofia: "Il gufo di Minerva prende il volo al crepuscolo". Così la filosofia, animale della sera, ispirazione per opere finite, riflette sulle forme di vita solo quando queste forme di vita sono morte.

Dea della ragione, avendo ereditato dalla madre saggezza e ingegno, Atena diventa anche la consigliera di dei e mortali. Dea dell'intelligenza, presiede alla letteratura e alle arti, protegge la scienza e l'industria, veglia sulla prosperità delle città. Porta il soprannome di Atena Polias (Protettrice della città), venerata ad Atene dove si celebravano le Panatenee in suo onore. Magnifici templi sull'Acropoli gli furono dedicati (Partenone, Eretteo, Atena Nike). Atena rimane il simbolo della civiltà greca.

Atena, una delle dodici divinità dell'Olimpo, doveva essere coinvolta, direttamente o indirettamente, nella maggior parte dei grandi racconti cosmogonici. Dotata di una nobile ragione, avendo acquisito dalla madre il senso della saggezza, divenne, infatti, per gli dei, una preziosa consigliera e li aiutò, in particolare, a sconfiggere i Giganti. Attraverso la felice influenza della sua ragione e il suo pensiero riflessivo e sottile, Atena porta alle lettere e alle arti l'energia e l'ispirazione necessarie per un ampio e costante splendore spirituale. Ne consegue che questa divinità appare come il simbolo divino della civiltà greca, che, con la sua forza guerriera, con la sua intelligenza, la sua saggezza, la moderazione dei suoi costumi e la studiata bellezza dei suoi monumenti artistici e letterari, ha saputo imporre il suo dominio sul mondo. Più tardi, i Romani la identificarono con Minerva.

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