Proprio poche sere fa sono stata ad una conferenza su Alda Merini. L'ambiente, quello rilassato e colto di una biblioteca cittadina, dove si fa buona cultura e ci si ritrova con persone sconosciute come amici ad una cena. Il relatore, amico e psicologo di fiducia della grande poetessa dalla vita tormentata.
Ho letto qualche libro della Merini. Sublime e limpida la sua poesia, che sapeva e sa arrivare al cuore dei più, che non è ermetica, che si fa capire e si fa amare, intrisa com'è di dolore e di sconfinato amore per la vita.
Il dottore raccontava che la Merini gli dettava e gli leggeva le sue poesie per telefono. Che dopo un quindicennio di conoscenza e amicizia i due si davano ancora del lei. Che le sue poesie, sostenute da una robusta cultura, le venivano fuori dalla testa come fiori che sbocciano, sull'onda di una schietta ispirazione. La sua poesia ha sempre venduto molto, proprio per la capacità che aveva di arrivare a tutti.
Alda Merini si è spenta il giorno di Ognissanti.
Per lei, funerali di Stato mercoledì 4 novembre in Duomo a Milano.
avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettataci
ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso la messe,
la messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
a non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
Le dune del canto si sono chiuse,
la dannata magia dell'universo,
che tutto può sopra una molle sfera.
Non venire tu quindi al mio passato,
non aprirai dei delta vorticosi,
delle piaghe latenti, degli accessi
alle scale che mobili si dànno
sopra la balaustra del declino;
resta, potresti anche essere Orfeo
che mi viene a ritogliere dal nulla,
resta o mio ardito e sommo cavaliere,
io patisco la luce, nelle ombre
sono regina ma fuori nel mondo
potrei essere morta e tu lo sai
lo smarrimento che mi prende pieno
quando io vedo un albero sicuro.
(da: La Terra Santa, 1984)