venerdì 9 febbraio 2024

FAUSTA CIALENTE: L’AVVENTURA DI RADIO CAIRO


A guerra dichiarata, com’era da prevedere, restammo senza notizie, gli uni e gli altri. Potevamo comunicare solo con i messaggi della Croce Rossa o attraverso la Svizzera dove, per fortuna, una sorella di mio marito visse a Losanna durante quegli anni. L’Egitto, occupato dagl’inglesi ch’erano costretti a far la guerra ai fascisti e nazisti in Libia, era effettivamente un paese nemico.

Per quanta indignazione potesse sollevare in noi lo spettacolo d’una seconda guerra mondiale (a poco più di vent’anni dalla fine della prima) che si sarebbe potuta evitare, con tutti gli orrori a cui ci fece assistere, se la chiara lezione che ci aveva dato la guerra in Spagna e il trionfo del franchismo fossero almeno serviti a far intendere agli stati europei, Francia e Gran Bretagna in prima linea, che non bisognava, per l’eterna paura del “bolscevismo”, proteggere i fascismi, non mi sentii sperduta come la prima volta. La grossa esperienza non era stata inutile. Perciò, quando nell’ottobre del ’40, dagli ufficiali inglesi della propaganda mi venne offerto d’iniziare una trasmissione antifascista alla radio del Cairo, accettai subito; non con entusiasmo, perché sarebbe stato difficile averne nelle condizioni in cui mi sarei trovata, già lo sapevo, collaborando con quello che avrebbe dovuto essere il “nemico ufficiale” e del cui sincero antifascismo dubitavo assai; ma lo sentii lo stesso come un preciso dovere. Era un’arma che la sorte mi poneva in mano e con quell’arma, astuzia aiutando, sul fascismo avrei finalmente sparato anch’io.

Dovetti quindi trasferirmi da Alessandria al Cairo e in un primo momento non ritrovai gli entusiasmi che la bellissima città, superbamente adagiata sulle rive del Nilo, aveva sempre suscitato in me col suo paesaggio, i suoi colori e i suoi odori – poiché un paese è fatto anche di questi, sopra tutto in Oriente. Il duro lavoro che avevo accettato, i problemi che dovevo affrontare, mi fecero, durante anni, in apparenza una solerte e precisa funzionaria; in realtà svegliarono una persona che non avrei mai supposto di poter essere, con tutta la malizia, l’arroganza, la capacità d’intrigo e d’aggressione che richiedevano la quotidiana difesa dell’indipendenza e dell’efficienza del nostro lavoro; perché non ero sola, evidentemente, avevo i miei bravi e fedeli collaboratori che per fortuna m’erano stati imposti. Non ero più la “scrittrice”, avevo perfino dimenticato d’esserlo stata, mi sembrava che non avrei più potuto perder tempo a “inventare storielle”, la crudeltà della guerra mi faceva vedere questo come la cosa più inutile del mondo. Avevo torto, ma così è stato.

 

Le quattro ragazze Wieselberger, Club degli Editori, Milano 1976, pp. 222-223.

(Alle pp. 232-233 parla della morte di Renato Cialente)


La scrittrice Dacia Maraini, nella sua consueta recensione per Quante Storie, ci parla dell'avventurosa vita di Fausta Cialente così come ritratta nel romanzo "Radio Cairo" di Maria Serena Palieri.

Nessun commento:

Lettori fissi