(Sergio Pelaia) - Nel 1957 i contadini di Ariola (Gerocarne, Vibo Valentia, Calabria) si ribellarono allo Stato rifiutandosi di pagare le tasse perché non avevano nessun servizio: niente acqua né corrente elettrica, e per andare a lavorare nei campi - e pure per seppellire i loro morti - dovevano passare in un fiume immergendosi nel fango fino alle ginocchia.
L'esattore delle tasse aveva mandato in quelle campagne 40 carabinieri, ma il tenente che li guidava alla fine si frappose tra i militari e quella gente evitando un massacro. Loro continuarono a non pagare le tasse per protesta.
Nel 1960 Pier Paolo Pasolini, tornato in Calabria dopo "La lunga strada di sabbia", venne a conoscenza della rivolta di quella comunità e si fece accompagnare ad Ariola dal regista vibonese Andrea Frezza. Una volta ripartito mandò a quelle persone 50mila lire con cui costruirono un ponte di legno per passare sopra il fiume.
Otto anni dopo, nel 1968, lo scrittore serrese Sharo Gambino andò ad Ariola mentre era in corso un'altra ribellione (i certificati elettorali erano stati impacchettati e inviati per protesta all'allora ministro Giacomo Mancini) e scoprì cosa aveva fatto Pasolini raccontandolo in tre diversi articoli (su I Quaderni Calabresi, il Gazzettino del Jonio e, all'indomani dell'assassinio di Pasolini, su Calabria Oggi).
Ora, a cento anni dalla sua nascita, quel ponte porta finalmente il nome di Pier Paolo Pasolini, a futura memoria del suo gesto di solidarietà e delle rivolte dei contadini di Ariola.
(Ne ho scritto sulle pagine culturali della Gazzetta del Sud di oggi).
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