RACCONTO
(c) Lucia Gangale
Puffola era la volpe
più bella e più furba che avessero quelle campagne, in quella curva scendendo
verso la vallata. Ed ogni notte riusciva a catturare qualcosa da mangiare. Gli
occhi vispi e scurissimi, il musino simpatico, il corpo asciutto ed il lucido
pelo rosso, la coda enorme.
Era padrona indiscussa
del posto, per la sua conoscenza del territorio, dove, come molti altri, usciva
in perlustrazione la notte. Infatti i protagonisti di questa storia notturna
sono parecchi: barbagianni, civette, donnole, ricci, gufi e tante altre volpi.
Prima di gettarsi a
capofitto nei cespugli, Puffola osservava attentamente chi aveva di fronte.
Quanta varia umanità. Il sindaco di ritorno dalla capitale con i suoi
collaboratori, dopo aver chiesto finanziamenti pubblici. Commesse e impiegate
di ritorno dal cinema o dirette verso il pub o verso qualche festa di piazza.
Ladri in azione nel cuore della notte. Carabinieri che facevano controlli sulle
strade. Studenti brilli senza un motivo preciso. Prostitute di passaggio nelle
loro auto (qui non si batteva lungo il ciglio della strada). Commessi
viaggiatori. Agricoltori e operai. Medici ospedalieri e infermieri di ritorno
dai turni di lavoro. Panettieri che andavano ad aprire i forni.
Decisi di fare una
mezz’oretta di percorso e vedere se la incontravo, lei, la famosa Puffola che
tutti conoscevano in quella zona.
Avevo capito a quale
altezza in genere si vedeva, inafferrabile come al solito, e così decisi di
provarci. Non che ci sperassi.
Il tragitto è fatto in
modo che dopo avere attraversato un ponte ed un bivio, si sbuca tra montagne
ricoperte di verde. Nella notte diventano nere, ma quella sera la mia fortuna
fu che la luna alta nel cielo era piena ed enorme ed illuminava le strade ed i
contorni delle montagne.
Le acque argentee del
fiume luccicavano sotto il chiarore lunare ed i profili delle montagne erano
scolpiti in maniera netta e precisa contro il cielo più chiaro quella sera.
Avvistai dei
barbagianni solitari che, enormi, spiccavano il volo e fendevano l’aria di
quella sera tranquilla, dove era capitato solo un controllo dei carabinieri,
cui avevo detto di far abbassare i fari al signore della macchina dietro di me.
L’automobile scorreva
tranquilla, mentre donnole e scoiattoli sparivano di improvviso nell’erba,
senza darmi nemmeno il tempo quasi di avvistarli.
A tratti udivo emettere
suoni strani, di qualche non identificato animale.
L’aria era pulita ed il
cielo perfettamente terso. Qualche rara automobile mi superava nella mia
tranquilla passeggiata, mentre vedevo altri animali, tipo lontre e donnole
imbucarsi tra i cespugli e sparire nel nulla.
Affioravano pensieri
mistico-filosofici: se gli artisti creano le cose avendo come ispirazione la
Natura in tutte le sue forme, allora deve esserci un Artefice Divino che ha
plasmato la materia in tutte queste forme di vita diverse.
Ed ancora: nulla si
crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Accesi la radio e la
tenevo bassa, per godermi al meglio lo spettacolo di quella luna nel pieno
splendore che stava sospesa sui profili delle montagne, e di quelle stelle che
insieme formano la costellazione di Cassiopea quando… eccola.
Puffola era sul ciglio
della strada, davanti a me.
Spensi la radio all’istante.
Mi fermai.
Stranamente, invece di
sparire subito come è nella natura delle volpi, Puffola si fermò a guardarmi
negli occhi per qualche secondo.
Erano bellissimi quegli
occhi nocciola e furbi, inoltre, come al suo solito, Puffola aveva del cibo tra
i denti.
Era un periodo faticoso
e pieno di domande per me. Ma Puffola, senza saperlo, o forse sì (cosa ne
sappiamo noi, della sapienza animale?) mi stava rispondendo.
Con quel suo sguardo
intelligente mi stava dicendo: vedi come viviamo noi seguendo la natura? Non ci
manca mai nulla: la campagna ci fornisce il letto per dormire, i fiumi acqua
che ci disseta, la natura materia prima per sfamarci, il corpo di cui ci ha fornito
l’abito per affrontare le stagioni, l’intelligenza che ci ha dato la prontezza
per evitare i pericoli e superare le difficoltà. E viviamo così, naturalmente,
senza chiederci perché e cosa sarà della nostra sorte.
Puffola mi guardava
negli occhi e io la stavo ascoltando. Era così bella, così fiera, che avrei
voluto portarla via con me. Ma il suo destino è quello di vivere nella natura
come ha sempre fatto.
Mi guardò ancora per
qualche secondo ed io la guardavo con stupore e con incanto. Poi sparì di colpo
nell’erba e nel bosco ed io provai un senso di riconoscenza.
Non avevo fatto niente
di speciale, non avevo frequentato locali, o discoteche, o cene all’aperto, o
altro. Eppure sentivo che avevo vissuto una notte speciale. Per la luce che
c’era quella sera, per lo sguardo di quell’animale bellissimo, per tutto il
mondo di esseri viventi che si era dispiegato a me in quella notte fatata. E
sperimentavo una ricchezza mai provata prima.
7.7.2012