Caro Regazzi, Lei ha ragione. Gli italiani non dovrebbero dimenticare che il Ticino ospitò molti esuli, fra cui Mazzini, che le edizioni di Capolago dettero uno straordinario contributo alla diffusione dei loro scritti, che Carlo Cattaneo amò la Confederazione, ne studiò gli statuti, ne divenne cittadino e vi trascorse l’ultima fase della sua vita. Farebbero bene a ricordare inoltre che il «Paese dell’orologio a cucù» (la battuta è del personaggio interpretato da Orson Welles ne «Il terzo uomo», il bel film del 1949 diretto da Carol Reed) fu anche il Paese (cito a caso) di Zwingli, Jean-Jacques Rousseau, Benjamin Constant, Madame de Staël, Johann Heinrich Pestalozzi, Ludwig Burckhardt, il linguista Ferdinand de Saussure, il saggista Denis de Rougement, lo storico e critico della letteratura Jean Starobinski, i romanzieri e poeti Charles-Ferdinand Ramuz, Friedrich Dürrenmatt, Max Frisch, Francesco Chiesa, Grytzko Mascioni. Il fatto che abbiano scritto le loro opere in francese, tedesco e italiano ha forse oscurato agli occhi di molti la loro origine svizzera. Non basta. Credo anche che gli italiani farebbero bene a vedere nella Svizzera, soprattutto in questo momento, uno straordinario modello di ordinamenti civili per un Paese che desidera creare istituzioni federali. Questo non significa che la Confederazione sia priva di ombre e difetti. La sua maggiore anomalia, a mio avviso, è stata per molti anni l’esistenza, accanto ai tre poteri classici (legislativo, esecutivo, giudiziario), di un quarto potere, quello bancario, che ha spesso dettato e imposto le sue esigenze alla Confederazione. Ma ho l’impressione che la situazione, dopo alcuni clamorosi incidenti ed errori degli ultimi anni, stia cambiando. A proposito di banche e finanza, caro Regazzi, un’ultima osservazione. La presidente della Confederazione ha detto a Paolo Valentino che l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non ha ancora ratificato l’accordo della Ue con la Svizzera sulla lotta alle frodi fiscali e non sembra interessata alla firma di un accordo sulla doppia imposizione. Non conosco i termini esatti della questione e le ragioni per cui il ministro italiano dell’Economia abbia adottato questa linea. Ma credo che dovrebbe a questo punto spiegarne meglio le ragioni anche ai suoi connazionali.
Réparer la modernité ?
19 ore fa
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