sabato 16 aprile 2011

IL SABATO DI UN PROFESSORE DI SINISTRA

Questa nota è un resoconto, per i genitori dei miei alunni di prima e di seconda liceo, di tutto ciò che ho "inculcato" stamattina, sedici aprile del 2011, nelle menti dei loro figli.

Stamane ho svolto tre ore di lezione in prima liceo (una in orario e due per sostituire il collega di italiano, in viaggio d'istruzione con la terza) e un'ora in seconda. Nella prima ora di filosofia ho letto - come ogni sabato - il Fedro di Platone, nella versione del filosofo cattolico Giovanni Reale, e, in particolare, i passi in cui si accenna allo sforzo che ognuno di noi compie di imitare il dio di cui era seguace nell'aldilà e nella capacità di cercare, nell'amore, l'anima corrispondente, ancora: la ripresa del mito dell'anima come "carro alato" per spiegare le passioni connesse all'amore e, infine, come l'amore sia in grado di ridare le ali all'anima oppure no: "Dunque, se vincono le parti più elevate dell'anima e conducono ad una vita ordinata e alla filosofia, costoro trascorrono la vita di quaggiù in modo felice e in armonia, perché hanno il dominio di sè e sono moderati, avendo sottomesso ciò da cui deriva nell'anima il male e liberato ciò da cui deriva la virtù". Parole, senza dubbio, molto pericolose.

Poi siamo passati - tre ore di lezione frontale sarebbero state quasi peggio di una tortura - alla visione di "Prova d'orchestra" per leggere, filosoficamente, storicamente e in rapporto alla programmazione di "cittadinanza e costituzione", il "filmetto" (la definizione è di Fellini) che è, invece, uno straordinario, amaro apologo del grande regista italiano sulla storia, sulla democrazia, sulla salvezza possibile che la musica può offrirci e su altre mille cose ancora.

In seconda - su richiesta della collega d'inglese - ho parlato della cultura musicale del Romanticismo, dei racconti di Hoffmann, del Rigoletto e del Nabucco, attraverso una comparazione di alcuni brani ascoltati in laboratorio musicale.

Non ho raccontato nessuna barzelletta sulla frutta. Non ho mancato di rispetto né agli studenti né alle studentesse. Sono ritornato a casa dove ho mangiato con mia moglie e i miei figli, come faccio da ventiquattro anni e come spero di fare ancora per molto tempo.

Lo so: sono un pericoloso sovversivo che "inculca" - il "vostro" presidente del consiglio ce l'ha con questo verbo che, negli anni cinquanta, in televisione avrebbe creato qualche problema di coscienza, come l'espressione "membri del parlamento": di questi tempi, viceversa quasi un fotografico realismo -, un pericoloso sovversivo che disorienta e corrompe.

So anche che il signore (si fa per dire) ambisce a fare il pieno dei voti cattolici (in Veneto, ormai, patrimonio di quei cristiani purissimi della Lega nord, come ci racconta Renzo Guolo in un suo libro).

Ma io sono davvero stufo. Ci pagano poco. Ci tagliano le cattedre. Almeno che si smetta di farci la predica per bocca di un vecchio, "osceno et laido", che - a quanto si legge sui giornali - ha fatto solo strame di minorenni scellerate. Prima televisivamente preparate e, poi, "prese" con l'oro che tutto compra e tutto trasforma. Giusto per citare un altro sovversivo, il William Shakespeare di Timone d'Atene.

AMERIGO CIERVO

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