Non è certo il tenore della storia che, pure carina, aggancia lo spettatore, ma il ritmo, quello sì. E soprattutto il fascino di una Roma vintage, dove, in ogni appartamento, in ogni ambiente, ci sono libri dappertutto, arredi curati e congegni digitali rimossi dall'ambiente, eccetto una scena dell'ultima parte del film. Il pubblico in sala è soddisfatto nel condividere le schizofrenie delle tre figlie femmine del novello dottore Freud e qualcuno confessa di essersi emozionato. Bella la scelta di ambientare la vita di una delle figliole proprio in una libreria di stampe antiche nel centro di Roma. Anche lo studio del papà psicanalista è invaso di libri e tutto ha un sapore di cose belle, tangibili e piene di calore. Per cui, sì: andate a vedere al cinema "Tutta colpa di Freud".
Réparer la modernité ?
1 giorno fa
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