1. I ragazzi non devono annoiarsi a scuola: chi si annoia non impara.
2. Il contrario di “annoiarsi a scuola” non è “divertirsi”. È “essere interessati”.
3. L’interesse nasce di fronte a qualcosa di nuovo e complesso ma comprensibile: una sfida difficile ma non tanto da non poter essere affrontata.
4. Qualsiasi argomento può essere reso interessante. Però bisogna lavorarci.
5. Dammi un motivo convincente per interessarmi a un argomento e proverò interesse.
6. Il motivo non può essere “altrimenti prendo un brutto voto”. I brutti voti non sono la versione incruenta delle frustate.
7. I voti (forse) misurano, ma non motivano a imparare.
8. Cioè: i voti sono una discutibile motivazione esterna. La motivazione interna è più potente.
9. I finlandesi fanno a meno dei voti fino ai 13 anni e sono bravissimi a scuola.
10. Andare a scuola per prendere bei voti è come andare a un concerto per avere un biglietto da incorniciare.
11. I test Invalsi non c’entrano coi voti individuali ma misurano l’apprendimento complessivo: sono il maxitermometro della scuola.
12. Il maxitermometro non è perfetto? Non è una ragione per buttarlo via e far finta di niente.
13. L’apprendimento è un processo complicato, fatto di percezioni, ragione, emozioni, memoria, strategie, esperienza, ambiente, autostima…
14. …per questo insegnare è molto più che “dire” o “spiegare”.
15. Il come si insegna è importante quanto il cosa si insegna. Il come fa la differenza.
16. “Insegnare” è anche insegnare a imparare: metacognizione è la parola magica.
17. “State attenti” è un’ingiunzione paradossale. Proprio come “sii spontaneo”.
18. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.
19. Una materia è come una città. Dammi buone mappe e aiutami a esplorarla.
20. In aula sarebbe bello sentire di più le voci dei ragazzi.
21. Esistono modi per far parlare i ragazzi senza che l’aula si trasformi nel mercato del pesce.
22. I ragazzi capiscono prima e meglio se possono fare domande o discutere un tema.
23. Leggere a voce alta non è una roba da bambinetti. Serve a percepire bene gli andamenti del testo.
24. Leggere a voce alta i propri
scritti è anche il modo migliore per imparare a rileggerli cercando il
senso, e a correggerli. E non è roba da bambinetti.
25. Mandare a memoria un testo che piace non è roba da bambinetti.
26. Ehi… alcune cose – dalle
tabelline all’aoristo – vanno per forza mandate a memoria. Per il resto,
se uno prima non capisce, non sta studiando: appiccica.
27. Se studio solo per l’interrogazione, è ovvio che dopo dimenticherò tutto, e amen.
28. Le competenze di base sono: leggere, scrivere,
far di conto. Leggere vuol dire capire quel che si legge. Oggi, due
italiani su tre non ce la fanno.
29. Vogliamo che i ragazzini si appassionino alla matematica? Facciamoli giocare coi numeri.
30. …quando sono più grandi: esempi, domande, discussione, sfide.
31. Invitiamo i ragazzi a leggere per loro piacere ogni giorno (qualsiasi cosa, fumetti compresi).
32. No, I Malavoglia non sono una buona esca per catturare un lettore debole.
33. Chiedere all’analisi
testuale di dar conto della magia di una narrazione è come chiedere a un
anatomopatologo di dar conto del sex appeal di Marilyn Monroe.
34. “Apri la mente a quel ch’io
ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere,
avere inteso”. Questo lo dice papà Dante.
35. Scrivere o adottare libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è sadico.
36. Studiare su libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è una tortura.
37. “Non dire né troppo poco né troppo. Di’ il vero. Sii pertinente. Sii chiaro, non ambiguo, breve, ordinato.” Sono le massime di Grice. Valgono anche per i libri di testo.
38. Prima di chiederci quanto
costa un libro di testo domandiamoci quanto vale, quanto serve, quanto
verrà usato, capito e ricordato.
39. La Lim è un mezzo, non un fine e non sostituisce un bravo insegnante. Però aiuta.
40. I compiti a casa non valgono per recuperare quel che non ho fatto a scuola.
41. Non darmi compiti a casa se poi non controlli che io li abbia fatti.
42. Non darmi compiti a casa se prima non mi spieghi come organizzarmi.
43. …e poi me lo rispieghi. Se imparo come studiare, varrà per tutta la vita.
44. Comunque, fammi lavorare più a scuola che a casa.
45. Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente.
46. …e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare.
47. Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare.
48. Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi, anche i più piccoli: poche regole di comportamento chiare. E scritte. E facciamole rispettare.
49. Incoraggiamo i ragazzi a essere leali e a non barare.
50. Copiare è barare.
51. …e il copia e incolla dal web non è molto meglio.
52. Guidiamo i ragazzi a esercitare il pensiero critico sulle fonti.
53. Fare l’insegnante è uno dei mestieri più frustranti, più appaganti, più complicati.
54. Un paese civile deve fare il tifo per i suoi insegnanti.
55. “Un investimento in conoscenza paga i migliori interessi”. Lo dicono Benjamin Franklin e Bankitalia.
56. Come attirare i talenti migliori verso l’insegnamento? C’è la ricetta finlandese: riconoscimento sociale ed economico.
57. Un paese civile deve pagare i suoi insegnanti.
58. …ma In Italia sono bassi gli stipendi, e non c’è progresso tra inizio e fine carriera.
59. …eppure la spesa nazionale per studente è alta: dov’è l’inghippo?
60. Il Programma non è il Vangelo. Ogni classe, ogni scuola è una storia a sé e l’autonomia è necessaria.
61. …ma funziona solo se gli
obiettivi sono chiari e misurabili e se i risultati vengono valutati: è
la differenza tra autonomia e anarchia.
62. L’autonomia ha bisogno di controlli reali, efficaci, frequenti, diffusi su tutto il territorio.
63. Per migliorare un intero sistema scolastico bastano dieci anni. L’ha fatto la Germania.
64. …per migliorare le performance degli studenti basta anche meno. Ci è riuscito il Giappone.
65. Se niente cambia, niente può migliorare.
66. I problemi non si risolvono applicando vecchie procedure, ma trovando nuove opzioni.
67. La scuola non è un’azienda: questo non l’autorizza a essere dispersiva e inefficace.
68. Vogliamo promuovere il merito? Cominciamo da presidi e insegnanti.
69. Molti insegnanti stanno già cambiando tutto. Valorizzarli, magari.
70. Il pedagoghese “vacuo e inconcludente” fa rivoltare il maestro Manzi nella tomba. Che lui venga a tirare i piedi a chi lo usa.
71. Il burocratese sgangherato fa piangere Santa Grammatica e imbufalire San Buonsenso.
72. Tutti gli studenti di tutte
le discipline (scientifiche, umanistiche, artistiche, tecnologiche…)
hanno pari dignità e meritano insegnanti competenti.
73. Formare vuol dire scovare ed esaltare le capacità di ogni singolo studente.
74. Formare è diverso da uniformare.
75. Lasciami essere curioso. Non obbligarmi a essere compiacente.
76. La scuola chiede di imparare senza errori. La creatività chiede di imparare dagli errori.
77. La scuola insegna risposte standard. La creatività fa domande diverse per trovare nuove risposte.
78. In un futuro prossimo faremo mestieri che ancora non esistono.
79. Qualsiasi cosa io faccia in
futuro, dovrò continuare a imparare per tutta la vita. Non darmi nozioni
che diventeranno obsolete: dammi un metodo.
80. …cioè: “Non regalarmi pesci: insegnami a pescare”.
81. La scuola non può cambiare senza il supporto delle famiglie.
82. Un buon modo per avere figli lettori è leggergli storie quando sono piccoli.
83. Un buon modo per avere figli bravi a scuola è avere molti libri in casa.
85. …e non basta chiedere la (urgentissima!) manutenzione delle scuole.
86. (Coda di paglia ministeriale: girare uno spot per l’istruzione pubblica in una scuola privata).
88. Noia e routine schiantano sia gli studenti migliori, sia quelli che fanno più fatica.
89. “Premiare il merito” ed “educare tutti” sono obiettivi complementari, non contrapposti.
90. Per l’interesse dei figli dobbiamo pretendere insegnanti preparati e tosti.
91. Sbagliato chiedere indulgenza. Giusto chiedere equità, rigore, competenza, passione.
92. Sì, esistono anche studenti maleducati. E sì, la responsabilità è delle famiglie.
93. La scuola è un diritto che pretende doveri: non c’è crescita senza responsabilità.
94. La scuola è una faccenda che interessa tutti noi. Ma tanto, ma tanto, ma tanto.
95. Non vado a scuola per un pezzo di carta, ma un pezzo di futuro.