I have a dream
Martin Luther King
28 agosto 1963
Note di costume e società. Web diary of social cognizer.
Rajna Dragićević, una professoressa serba
di 45 anni, insegna lingua serba, lessicologia e storia della lessicografia alla facoltà di Filologia di Belgrado. Ha tenuto un discorso durante la festa dei laureandi della sua Facoltà. Andrebbe esteso a tutti i professori ed aspiranti tali:
Lo
psichiatra Basaglia,quello che fece chiudere i manicomi, sosteneva che la
malattie psichiatriche sono il frutto della società capitalistica e
della famiglia tradizionale che andavano abbattute. Ho letto oggi un suo
saggio allucinante. Il risultato ultimo è che i matti sono in libera
circolazione, uccidono magari moglie e figli, in ogni caso i malati sono
un carico spesso insostenibile per le famiglie che debbono
provvedervi. Parte dei femminicidi di cui leggiamo non sono forse anche
attribuibili moralmente alla riforma Basaglia e alla sua apllicazione?
Basaglia fu uno dei frutti più tossici del '68.
non riuscirà certo a tenere
Ore
6.20 di un tiepido mercoledì d'agosto. Reduce dal turno di notte mi reco
in un bar albese per la classica colazione. Mentre aspetto il caffè la
mia attenzione si sposta su un signore, in tenuta da lavoro,
probabilmente un decoratore, come è costume chiamare oggi gli
imbianchini. Età approssimativa: 50 anni. Segni particolari: una
passione smodata per una mangiasoldi sberluccicante e ululante posizionata
nel bar, proprio in faccia al bancone. Osservo e conto, alle 6.25
l'uomo ha già mandato in fumo 21 euro, alle 6.30 sono 37. Leggo il
giornale, ma sottecchi decido di continuare a guardare. Nella
mangiasoldi finiscono altri 45 euro. Sono le 6.35, il sole è appena
sorto e un uomo in un bar di Alba si è già sputtanato oltre 100
euro…quello che provo è un misto di rabbia e commiserazione. Alle 6.38
l'uomo guarda il portafogli, cerca, cerca di nuovo senza trovare altro
che non siano scontrini o bottoni. E' fuori di sé, in preda al panico, ha
uno sguardo allucinato. Si dirige verso la porta barcollando, si gira
di scatto e per la prima volta i suoi occhi incontrano i miei. Cerco di
trasmettergli qualcosa, di provare a fargli capire che non è solo e
soprattutto che non è perso, che c'è sempre un'altra possibilità, ma non
serve a niente, sale sul camion e sfreccia via. Mi restano quegli occhi
tristi, simbolo di un paese alla deriva, di uno Stato in mano alle
mafie che deruba i propri cittadini e depreda le proprie ricchezze…un
paese che non può essere quello per cui è morto mio nonno o si è
spezzata la schiena mia nonna, un paese che obbliga i propri cittadini a
versare il 50% di tutto quel che guadagnano in tasse e non pago li
illude di poter trovare una scappatoia nel gioco d’azzardo per poter
fottere anche quel poco che resta. No, questo è un paese che non può
essere il mio…
(Otto Pagine) - Benevento – E’ un coro unanime di proteste: non solo le regole del progetto “Movida”, ma anche i metodi di applicazione, troppo da “sceriffi” secondo i gestori dei locali, vengono stigmatizzati nel “day after”. Il titolare dell’Opera di Piazzetta Vari, Gino Cocozza, infatti commenta: «La situazione è assolutamente assurda: quando non si riesce a gestire un problema la via più semplice è la repressione, ne prendiamo atto». Cocozza, inoltre, critica i metodi con cui si è chiesto di far rispettare le norme: «E’ arrivata una persona in borghese, con atteggiamento da sceriffo, e senza qualificarsi ha preteso che la musica venisse spenta. Preciso che mi sono attenuto alle regole senza dir nulla: non ho rifiutato di abbassare la musica, non ho preteso di tenerla accesa. C’era tanta gente che può confermare». Ne ha anche per l’assessore al Commercio, Nicola De Luca, il titolare dell’Opera di Piazzetta Vari: «Dovrebbe essere il nostro sindacalista, invece sembra più ambire a fare il questore o il prefetto». Come Razzano anche Cocozza rifiuta l’associazione movida uguale violenza: «Che cosa c’entra? Se così fosse allora si dovrebbero chiudere tutti i luoghi in cui avvengono litigi o scontri: discoteche, stadi… Non capiscono che è una questione di rilancio: l’amministrazione dovrebbe capirlo. In questo modo invece non si fa altro che espellere la gente dal centro storico, è un’operazione completamente sbagliata. Ci dovrebbero ascoltare un po’ di più, invece, se un consiglio comunale decide all’unanimità di varare queste regole vuol dire una cosa sola: i consiglieri non vivono questa città». Ipotizza una manifestazione di protesta, ma pacifica, Cocozza: «L’idea è di mobilitare tutti, tenendo chiusi i locali, per riappropriarsi del quartiere: una serata di gioia e divertimento per dire che la movida è gioia, non delinquenza».