mercoledì 9 novembre 2011

A DANGEROUS METHOD

Un grande film. Ben scritto, girato e montato, con un'ambientazione storica perfetta. "A dangerous method" è l'ultimo film girato dal regista canadese David Cronenberg e racconta la storia della nascita della psicoanalisi. Nell'Europa su cui incombe lo spettro della seconda guerrra mondiale, si intrecciano le storie di Freud e Jung. Carl Jung utilizza il metodo di Sigmund Freud per curare una giovane isterica russa ebrea, Sabina Spielrein (che poi si laureerà in Medicina ed aprirà una celebre scuola psicoanalitica in Russia). Sabina ne diviene l'amante (Jung è sposato con una ricca ereditiera ed ha due figlie) ed alcuni anni dopo si sposa con un altro uomo. La separazione tra i due è lacerante. Sono entrambi molto innamorati e Sabina per Jung (che nel frattempo si è legato sentimentalmente ad un'altra sua paziente) rimarrà sempre il grande amore della propria vita. Nella Vienna del tempo, tra immani difficoltà e diffidenze, si sviluppa la scuola psicoanalitica. In una conversazione con Jung, Freud - che nel frattempo lo nomina proprio successore - afferma: "Io sono come Cristoforo Colombo, che scoprì una nuova terra e morì senza sapere dov'era sbarcato. Anche io ho scoperto un nuovo territorio. Non so ancora bene cos'è, ma c'è". Il legame professionale tra i due si incrina fino alla separazione definitiva, quando Jung sviluppa le proprie personali teorie, slegate dalla mera considerazione degli impulsi sessuali e teso alla rivalutazione di aspetti meno valutati della psiche umana, come le premonizioni, i riti, i miti, e tutta quella dimensione magica e misteriosa che Freud aveva escluso dalla propria ricerca. Il film dall'ottimo ritmo e dall'ottima recitazione, con un buon doppiaggio, fornisce l'affresco di un'epoca e degli intellettuali che l'hanno vissuta, con uno scavo sull'interiorità dei personaggi (vedi le sculacciate che Jung infligge a Sabina, desiderosa di essere "punita") davvero notevole, alla ricerca di quella libertà e di quel percorso di evoluzione cui i protagonisti arrivano dopo prove enormi. Nel film si trova anche una tenerezza ed una dolcezza disarmanti.
“Solo un medico ferito può curare un paziente”, dirà Jung a Sabina. C’è tutto un mondo in una frase del genere.

2 commenti:

Adriana ha detto...

E' tua la recensione?
Non vedo l'ora di vedere questo film. Confesso di essere una grande fan di Jung. E che il precedente film sulla vicenda mi aveva convita affatto.

Lucia Gangale ha detto...

Cara Adriana, l'ho visto al cinema a Benevento in una sala immensa e strapiena e siamo andati via soddisfatti. Certo che la recensione è mia. Vallo a vedere e poi mi dirai;-)

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