La vicenda di Sarah Scazzi ha del morboso prima, durante e dopo l'assassinio della ragazza, visto che non si è ancora capito se in famiglia sia più disturbato lo zio Misseri (realmente così orco?) o la figlia di quest'ultimo, Sabrina, della quale non sono ancora accertate le reali o presunte responsabilità nell'uccisione della cugina Sarah, ma ancora di più per la morbosità con cui folle di pugliesi si sono recate al cimitero e sul luogo del delitto. Tanto da costringere il sindaco di Avetrana ad emettere un'ordinanza per fermare questo turismo dell'orrore, di cui abbiamo avuto cognizione i giorn scorsi attraverso i tiggì nazionali. Gente proveniente da ogni parte della Puglia che in italiano stentato e con facce di circostanza afferma ai microfoni: "Sono venuto a pregare"; "Ho portato i miei bambini qui perché capiscano". Capiscano CHE? Che voi genitori siete solo dei guardoni, oppure degli sfigati in un paese dove la mondanità si scatena intorno ad una tragedia, o delle persone che non hanno altri interessi nella loro vita. Che? Che altro?
E poi ci sono i mitomani. Una finta Sabrina Misseri nei giorni passati si aggirava sul web. Precisamente su Facebook (mentre la vera Misseri era isolamento nel carcere di Taranto):
Riporto uno stralcio dal Secolo XIX:
«Io non sono malata - si leggeva nel messaggio, di cui è impossibile stabilire con certezza la reale provenienza - ho dovuto farlo per salvare mio padre che non l’ha mai toccata mia cugina! Siamo solo vittime, non capite che se lo meritava»? E ancora: «Mia cugina accusava ingiustamente mio padre! Lui non l’ha mai toccata lo giuro»! Ai moltissimi commenti di quanti si sono subito chiesti come mai la presunta “Sabrina” potesse scrivere dal carcere, la risposta è stata: «In carcere ci danno la possibilità di comunicare. Io sono in stato di fermo sino al processo e non condannata»! Poi, in un altro post, si leggeva: «Ho aperto questo nuovo profilo per difendermi. Nessuno di voi può capire. Credetemi, ho dovuto difendere me stessa e mio padre da colei che voleva la nostra rovina, perdonatemi se potete».
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