mercoledì 6 ottobre 2021

DALLE TENEBRE ALLA LUCE

(Chicca Morone) -Tempi duri e minacciosi, sono quelli che noi oggi stiamo vivendo: ovunque giriamo lo sguardo più che malattie, violenza, intolleranza, sopraffazione e degenerazione non riusciamo a scorgere.

Non che la storia dell’Umanità sia stata una passeggiata fra rose e fiori, ma stiamo davvero raggiungendo vette di criminalità così diffusa da sembrare di essere direttamente nell’ultimo girone dell’inferno… ma forse non lo sembriamo solo: siamo davvero circondati dalle tenebre, con il Male che soffia ispirando alcuni di noi!

In un passato non poi così lontano personaggi come Hitler, Stalin, Lenin, Pinochet e compagni di merenda avevano espresso quanto di peggio potesse creare la mente umana, anche se tanto umana la mente che li muoveva come burattini, non era.

Dante, raffinato interprete dell’inferno, era vissuto in un’epoca in cui i roghi erano all’ordine del giorno: non dimentichiamo la morte di Cecco d’Ascoli colpevole di eresia, a causa dell’Acerba dove stigmatizzava usi e peccati dei potenti, laici o clero che fossero; già allora l’uso del “bavaglio” - fornito a Giordano Bruno qualche centinaio di anni dopo  - era in uso… un metodo ben visibile e dimostrativo per chi osa avere idee proprie e le comunica in contrasto con la narrazione del potere costituito.

Se vogliamo trovare nella Storia una data simile per oscurità e oppressione, dobbiamo risalire al 27 febbraio 380 dopo Cristo, giorno in cui vide la luce l’Editto di Tessalonica: gli imperatori Teodosio, Valentiniano e Graziano imposero come religione ufficiale il Cristianesimo; così il Paganesimo diventò formalmente illegale dando inizio una vera e propria persecuzione nei confronti dei pagani e dei seguaci dell’arianesimo.

Vennero distrutti templi e luoghi di culto in cui erano venerati gli dei, da sempre protettori della popolazione pagana; fu condannato a morte senza pietà un gran numero di restii a professare una fede nella quale non credevano.

Terribile, anche solo come idea, la distruzione del Serapeum di Alessandria, capeggiata dal lector Pietro alle strette dipendenze del vescovo Cirillo: con il martirio di Ipazia, figlia del matematico Teone e anch’ella mente geniale, scienziata senza paragoni, iniziò un vero e proprio massacro e non solo in quella città.

Dopo questa incursione armata, i parabolani, drappello armato del vescovo Cirillo, andarono “a caccia, per stanare i pericolosi propagatori di una religione falsa”.

Oltre l’85% dei cittadini dell’Impero Romano si convertirono al Cristianesimo, costretti, pena la perdita di ogni diritto civile, incluso quello al lavoro, la possibilità di accedere ai pubblici uffici, all’insegnamento, ai ranghi dell’esercito e della politica. 

Un grande reset sociale ed economico iniziato con Costantino, avvicinato dalla madre alla nuova religione, un culto di matrice orientale, del tutto estraneo al comune sentire religioso del tempo.

Un culto molto lontano dal Cristianesimo primitivo, creato da menti eccellenti con dovizia di particolari, finalizzato al controllo capillare dei fedeli e soprattutto mirato al consolidamento del potere politico in un periodo in cui la decadenza dell’impero dava segnali piuttosto evidenti.

L’intolleranza germogliò ovunque, persecuzioni e pensiero unico divennero una pesante cappa sotto la quale i cittadini furono sottoposti a regole del tutto fuorvianti per una equilibrata crescita ed evoluzione del proprio essere: la nuova religione aveva vinto…

L’autentico Cristianesimo sopravvisse nascondendosi e incarnandosi nella tradizione gnostica e giovannita, evitando così il perdersi del vero messaggio portato dal Cristo.

Noi siamo i discendenti di quel popolo che ha dovuto arrendersi alla violenza e alla sopraffazione dei pochi, ma siamo anche le persone che mantengono nel sangue tracce dell’antico legame col divino: che nasciamo in Oriente, in Occidente, al Polo Sud o al Polo Nord, ovunque sia la terra che ci dia i natali, la scintilla dentro di noi resta accesa e non ci sarà mai chi potrà decidere per noi in Chi credere.

La nostra religione, quella istanza che ci “lega” a ciò che reputiamo sacro, non è sostituibile da una credenza, per quanto possa esserci inculcata a forza: il potere di slogan come “Non avrai più nulla ma sarai felice” e simili bestialità tese a rendere le persone dipendenti dal reddito di cittadinanza in quanto prive di lavoro, dignità e soprattutto libertà, mi auguro possa essere esorcizzato velocemente. Non siamo zombi, anche se il tentativo di renderci privi di identità e livellati da una forma di schiavitù è palese.

È chiaro che non tutti sanno imparare dalla Storia: “i corsi e ricorsi…” di vichiana memoria vengono vissuti come qualcosa che appartiene agli altri, che non si adattano a loro, agli ipnotizzati da televisioni, giornali, influencer, pseudo scienziati e giornalisti prezzolati.

Considerare identiche situazioni e non trovare macroscopiche assonanze significa rifiutarsi di avere senso critico: forse è più facile seguire il gatto e la volpe e seppellire il denaro per far crescere l’albero delle monete, piuttosto che ascoltare la fastidiosa voce del grillo parlante.

La paura è stata ed è tutt’ora la leva sulla quale è stata orchestrata la pandemia: ma se in un primo tempo abbiamo creduto a quel che ci martellavano nelle orecchie, oggi con la marea di informazioni che sono emerse e che continuano a rasserenarci sulla rapida possibilità di guarigione con le terapie domiciliari, il terrore non ha più senso di esistere.

È giusto non abbassare la guardia, avere le precauzioni necessarie, ma è basilare rincominciare a vivere e riprendere in mano le nostre vite: come ogni azione che inizia è destinata a finire e questa… non durerà a lungo!

Con l’equinozio primaverile sono previste frequenze diverse (non il 5G) che aiuteranno quelli di noi che hanno davvero a cuore la salute propria e quella altrui a percepire nuove informazioni per disinnescare i meccanismi perversi che ci stanno soffocando.

Un grazie pieno di ammirazione al professore Nicola Bizzi, profondo conoscitore della Tradizione Occidentale e dei Misteri delle antiche civiltà, per l’in-put che ho ricevuto nella scrittura di questo articolo.

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