Godersi la tranquillità serale della città, calpestando il selciato lucido di pioggia, con lo sguardo rivolto alle luci note e care dei palazzi che costeggiano le sue strade. Uscire dalla Rocca dove è in corso il vernissage di un giovane artista che dipinge volti umani con sembianze geometriche, tutte da indovinare e scoprire, e portarsi dietro un buon bicchiere di vino che scalda in quest'aria d'autunno. Avere ascoltato la storia di vita dell'orologiaio dove hai portato a riparare il tuo, di orologio. Ed ecco una riflessione sui mestieri in via di estinzione. Sul fegato di mollare un posto fisso, vinto per concorso, a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli opulenti anni Sessanta. Con la motivazione di essere ribelle alle imposizioni e non voler rischiare la pelle per un mestiere pericoloso. Ed anche per il desiderio di mettersi in proprio. Girare a passi lenti sul corso cittadino, con in testa il solito libro in animo di pubblicare da anni, sognando presentazioni con rinfresco e musica, e tanta allegria. Osservare i giovani che ridono e fanno battute lungo il corso principale. Guardare dalla vetrina quella borsa che incontra il tuo buon gusto. Capire, come letto in un libro di storia medievale, che sono i cittadini che fanno le città e non viceversa, e lavorare sempre di fantasia per dare un significato, bello, alle cose che ci circondano. Poi, arrivando a casa, pensare già ai prossimi articoli da scrivere e che a tutto il marciume che ci circonda e che fa notizia farà sempre da contraltare, come un potentissimo antidoto, l'impegno e la serietà delle persone per bene e l'amore silenzioso che non fa notizia e che circola nel mondo, tutto da scoprire.
Réparer la modernité ?
19 ore fa
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