lunedì 1 dicembre 2008

WE DESIGN SPACES WITH FEELINGS

Dal libro di Lilli Gruber “Streghe”, Rizzoli 2008, pag 181

Teresa Sapey in patria era una tra molte, imprigionata in una Torino convenzionale con troppi architetti e poco spazio per farli lavorare. Specie se donne e giovani. Così se n’è andata via, seguendo in parte l’ispirazione e in parte, come spesso accade, un amore. Oggi regna su una casa di assoluta eleganza, dai pavimenti lucidi e bianchi, arredata solo con pezzi unici, molti dei quali disegnati da lei. Generosa e cordiale, riceve spesso e ieri sera mi ha invitata a cena con un gruppo di donne davvero interessanti.
«In Italia non avevo nessuna possibilità» mi ha confessato al di sopra di uno spiedino di fragole e formaggio. «Il mondo culturale è dominato dalle conventicole, naturalmente quasi tutti uomini. Non c’è spazio per l’innovazione, non ci sono progetti.» In triste declino del Paese del design.
Il parcheggio di Chueca le ha dato notorietà, oltre a fare di lei in qualche modo una specialista in questo tipo di spazi urbani solitamente trascurati e degradati. «We design spaces with feelings» è il motto del suo studio: disegnamo ambienti con sentimento. In un quartiere ancora difficile, che non manca di discriminazione e violenze, ha creato un inno all’amore dai muri rosso fuoco, istoriati con i versi del V Canto della Divina Commedia. In spagnolo, naturalmente. «Amor, c’ha nullo amato amar perdona» traduco alla luce dei faretti verdi e gialli. In un angolo, una vera e propria fontana pubblica in metallo offre un servizio in più a cui solo una donna poteva pensare: lavarsi, rinfrescarsi, godere di un momento di quiete tra il rombo delle macchine, appena sotto la frenesia di questo quartiere allegro ma ribelle. Non mi stupisce che le commissioni ormai piovano su Teresa da ogni parte: alberghi, negozi, ancora parcheggi. Un’altra italiana che ha trovato la sua fortuna solo lontana da casa, come il mio nuovo amico Massimo mi conferma: «Preferisco la Spagna e non solo per il clima e per la lingua. A Madrid c’è un’atmosfera libera».
(…) le notti spagnole, che cominciano con la cena alle undici, si allungano sempre, nelle ore piccole.

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