giovedì 28 febbraio 2008

A proposito di esami di riparazione

Condivido quanto scrive il professor Giuseppe Di Pietro su "Realtà Sannita":

"Con l'entusiasmo del neofita, anche il ministro Fioroni era partito arma in resta e, riconoscendo che uno dei mali della scuola italiana è dovuto all'abolizione degli esami di riparazione e all'istituzione dei debiti formativi con relativi corsi di recupero... Che gli esami di riparazione vanno ripristinati è opinione condivisa sia dalla sinistra che dalla destra italiana. Che l'inferno sia lastricato di buone intenzioni è noto.

Ipotizzato il termine degli esami di stato intorno al 10 luglio, dovendo capi di istituto e docenti godere dei trenta giorni di congedo estivo, come sarà possibile, ci chiediamo, tenere i corsi, predisporre il calendario delle verifiche e riunire nuovamente i consigli di classe prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. In giro se ne sentono delle belle. Con l'arte dell'arrangiarsi, nella quale noi italiani siamo maestri, c'è chi ha pensato di svolgere i corsi in due fasi: le prime sei-sette ore di insegnamento a fine giugno e le restanti dopo il ferragosto. Un'idea brillante che non merita commenti.

Uno sperpero di miliardi che allevierà minimamente la fame di docenti e supplenti disposti a raccogliere anche le briciole che cadano dai tavoli dei lauti banchetti dei nostri politici, ma che, ne siamo certi, non colmerà le lacune anche di un solo alunno".

GIUSEPPE DI PIETRO

P.S. E' un discorso che faccio sempre ai miei alunni. Continuate a cullarvi sulla storia del "recupero". Pare che nella scuola italiana si debba recuperare all'infinito. Ci si illude che così sia più selettiva, invece fa crescere i giovani nell'illusione che -tanto- poi si recupera. Ma spesso nella vita le possibilità di appello sono uniche.
Prima c'era la selezione naturale. Oggi tutti questi trucchetti messi in atto dai politici non hanno fatto altro che abbassare la qualità della scuola. Altro da aggiungere?

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