Una città incantata e nobile
in una terra dimenticata.
Conserverò questo ricordo
di San Bartolomeo in Galdo.
Se Calvino l'avesse visitata
probabilmente l'avrebbe inserita nel suo catalogo delle "città invisibili";
Se De Chirico l'avesse attraversata non avrebbe faticato a riconoscervi i tratti di una delle sue città metafisiche.
Sì, perchè San Bartolomeo in Galdo,
città silenziosa e fiera;
città di confine,
lontana e sconosciuta;
città in salita;
città di vicoli stretti e finte arterie;
città di santi e di preghiere,
dove il sale della terra è luce nascosta;
città nata in un bosco,
popolata di lupi e di fate,
di orsi e di madonne,
è la città di nessuno e
non appartiene che a se stessa.
Mette in soggezione finanche
chi ci è nato e ci abita.
È un luogo misterioso
dove i silenzi sono corazze
gli sguardi sono lame
e l'azzurro del cielo, più intenso che altrove, brucia più del sole.
Ma non farti ingannare dalle apparenze,
viandante!
Se non hai fretta di andar via,
se hai la pazienza di aspettare,
col tempo capirai che,
al di là del ponte delle luci,
niente è come sembra:
udrai un canto dove prima vedevi corazze;
sentirai la forza irresistibile delle calamite
dove prima sentivi il freddo acciaio delle lame.
E solo allora
quella città invisibile e metafisica,
solitaria e quasi inaccessibile,
ti apparirà per quello che veramente è:
l'azzurro paradiso delle nuvole.
EMANUELE TROISI