I direttori didattici e i presidi erano tutt'altro dagli attuali Dirigenti scolastici, del resto erano maestri e professori che provenivano dallo stesso tipo di scuola che dirigevano, esperti e non a digiuno di didattica, di pedagogia e di psicologia, uomini e donne di cultura e spesso dotati di grande esperienza, di buon senso e di umanità, un vero riferimento per gli insegnanti.
Questi messi a dirigere le scuole autonome sono burocrati, che non vanno al di là di una raffazzonata cultura neo aziendalista, fedeli esecutori di una didattica di Stato, veicolata da una buropedagogia infarcita da acronimi e prestiti dalla lingua inglese.
Pensano che le scuole siano un'azienda, anzi la considerano la loro azienda, credono che gli alunni e i genitori siano i loro clienti e che questi debbano essere soddisfatti in quanto il cliente ha sempre ragione e diritto al successo formativo, leggi promozione.
Gli insegnanti sono i loro sottoposti, definiti risorse umane da gestire come vogliono, da "dimansionare" all' occorrenza su potenziamento.
Gli insegnanti ridotti a risorsa umana vanno poi gerarchizzati e differenziati con una attribuzione di incarichi e retribuzione aggiuntiva che privilegia sempre più chi fa altro dal lavoro di insegnamento in aula.
Le vere risorse per questi "imprenditori" sono i progetti, gli indici di successo sono il numero dei promossi, il numero dei progetti finanziati, la buona stampa e la comunicazione, un racconto autoreferenziale che vende per eccellenza quella che è mediocre se non scadente prodotto.
Quello che erano scuole di tradizione culturale pluridecennale ed erano riconoscibili nelle città grandi e piccole per i loro professori e presidi, penso ad es. al Liceo Umberto a Napoli, al Giulio Cesare a Roma, al Parini a Milano, all' Alfieri o al D'Azeglio a Torino o anche al Giannone a Benevento e a tante altre scuole, ora sono illustrate con scaltre operazioni di marketing.
LIBERO TASSELLA
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