Era l'ora dell' "elicottero di Ferrero" che passando sulle colline delle Langhe rientrava in stabilimento ad Alba.
Noi adulti ci chiedevamo chissà quali decisioni importanti fossero
state prese in giornata, chissà cosa stesse pensando in quel momento il
Sig. Michele, chissà cosa pensasse guardando le sue colline....
Nostro figlio Giacomo, che ha 3 anni, invece semplicemente alzava gli
occhi al cielo e sbracciandosi verso l'elicottero gridava con tutta la
sua voce: "Ferrero, buttaci giù la Nutella!!!"
Anche
l'elicottero ci mancherà, ci mancherà il suo rumore che era diventato
per noi un simbolo. Eravamo abituati a lui nelle Langhe così come nelle
colline di Langa fino a pochi anni fa eravamo abituati alla bicicletta
del figlio Pietro. Ci mancherà davvero.
Ora che sei in cielo continua a buttarci giù la Nutella, Giacomo la aspetta! Riposa in pace. (LANGHE)
MICHELE FERRERO, UN GENIO UMILE
Michele Ferrero, primo fra gli italiani per ricchezza, meritata, ha raggiunto la sua Madonnina, di cui tanto era devoto.
In Ferrero, azienda grande non soltanto per dimensioni, venni assunto
nell’84. Seguivo gli sviluppi di mercato di certi prodotti sperimentali
in Gran Bretagna e Lussemburgo. Ero felice.
Pochi giorni dopo la
laurea, imbattutomi per caso nel signor Ferrero in un ascensore del
centro direzionale di Pino Torinese, salutai imbarazzato
«buongiorno signor Ferrero sono il signor Asola, molto lieto», e gli
porsi la mano. Lui me la strinse, mi sorrise e mi corresse «il dottor
Asola, io la conosco, piacere mio.»
In effetti mi era già capitato
di andare con lui, colleghi e superiori a Londra. Quando si andava con
il "titolare" nei punti vendita con la schiera di dirigenti marketing,
ogni volta lui rompeva gli indugi e intervistava direttamente, con un
sorriso, la commessa di Tesco o l’indiano Patel del negozietto di
Heathrow per capire il gradimento dell’ovetto di cioccolata e i
risultati di vendita delle praline.
Ma non mi ero mai trovato a tu
per tu, soli io e lui, come quella volta in ascensore. Dopo lo scambio
di saluti mi assestai il nodo scapino della cravatta regimental e,
arrivati al piano, ci salutammo di nuovo.
Ero contento di essere
entrato in quella famiglia. E la Ferrero lo è: in famiglia ci si
rimbocca le maniche come i dipendenti dell’azienda dolciaria quando la
mattina del 6 novembre del ‘94, dopo una notte buia scossa dall’ululato
della sirena fattosi lugubre per il freddo, guardarono sgomenti il
sottopasso ferroviario allagato di fango, acqua e sorpresine gialle
degli ovetti, nel silenzio assordante della pioggia e del pianto, come i
partigiani il 2 novembre del ‘44. La sera prima il Tanaro aveva
esondato fin dentro lo stabilimento, da settanta centimetri a tre metri.
Centocinquanta lavoratori erano rimasti bloccati dentro. Altri
dipendenti accorsero in fabbrica per spalare il fango e pulire i
macchinari. L’11 novembre, mentre pulivano gli impianti, furono chiamati
dal «signor Pietro» (così chiamavano affettuosamente il figlio maggiore
del «signor Michele»), che sul pianale di un camion nel cortile della
fabbrica ringraziò tutti.
Tale il padre, tale il figlio. Quando Michele vedeva qualcuno, il primo a salutare era lui, umile nonostante le ricchezze.
Quella dei Ferrero è fortuna meritata, che ha generato a sua volta
prosperità per un territorio via via diventato grande come il mondo.
Michele ha dimostrato che le grandi imprese appartengono agli umili.
Specialmente se geniali come lui. Grazie. (TERESIO ASOLA)
Michele Ferrero, ci ha lasciato, da oggi non ci sarà più il padre di
questa città, ci dovremo abituare, sarà difficile molto difficile. Quando viene a mancare un padre il dolore non può che essere grande. Era
un padre speciale che ha sempre pensato prima di tutto ai i lavoratori e
alla sua Fabbrica del cioccolato. Domani saranno in tanti a piangere e a
ricordare un personaggio unico, assolutamente unico. Fino all’ultimo
dei giorni ha pensato sempre e soltanto al lavoro, a inventare a
realizzare idee che diventavano prodotti amati e largamente consumati in
tutto il mondo. La città si prepara all’ultimo saluto per non
dimenticare un uomo onesto che ci ha regalato un sogno che preserveremo
come un bene prezioso e impareggiabile - Ciao Michele
(Bruno Murialdo)